Ilaria Macchitelli
Psicologa di comunità e psicoterapeuta in formazione
Per una decostruzione della monogamia
Introduzione
La sessuologia è una disciplina che punta ad approfondire, comprendere meglio e andare oltre le convenzioni sociali e la cristallizzazione di concetti e usi a cui si è abituati ad assistere; con questo articolo si intende fornire un quadro generale a livello nozionistico e teorico per quanto riguarda le non monogamie consensuali (NMC) o non monogamie etiche (NME). Una delle prerogative di chi opera in ambito sessuologico è (o dovrebbe essere) la capacità di andare oltre quello che è previsto e prevedibile, in modo da essere in grado di evitare di mettere in atto micro-aggressioni dovute a convinzioni personali, abitudini, ignoranza e scarsa padronanza di ciò che esce dal comune, andando a peggiorare la condizione di stress da minoranza di chi porta vissuti considerati differenti dalla norma.
Il sistema monogamo
Secondo la concezione monogama dello stare in relazione, esiste un unico vero amore che può e deve essere la chiave per una vita appagata e felice; questo meccanismo è apparentemente funzionale, ma di fatto si focalizza sui bisogni di una società che ci sprona verso la produttività e la proliferazione, e non sui reali bisogni e desideri delle persone che la compongono (Conley et al., 2013). La monogamia è una pratica, ma è soprattutto un sistema e nel sistema monogamo ci si nasce, tendenzialmente non viene scelto, semplicemente lo si apprende come giusto, sano e scontato (Barker & Langdridge, 2010). All’interno di questo sistema sono previsti una serie di passaggi: la scala mobile relazionale è un percorso che gradino dopo gradino conduce due persone che iniziano a frequentarsi all’obiettivo di una relazione monogama a tempo indeterminato, romanticamente e sessualmente esclusiva. Siamo cresciuti con questo modello, che è considerato la norma; pertanto, si dà per scontato che salire sulla scala mobile relazionale sia ciò che ogni persona adulta e matura dovrebbe volere (Grahran, 2017). Ma non sempre è così.
Le non monogamie
Per quanto riguarda la terminologia, sono necessarie alcune specifiche.
Poliamore e poligamia non sono sinonimi, anche se spesso vengono confusi. Il termine poligamia significa letteralmente “nozze plurime” e consiste nel matrimonio tra più persone; può essere talvolta praticata in maniera etica, ma bisogna considerare che in molte delle culture poligame, spesso il consenso non viene assunto come principio necessario come avviene nelle non monogamie etiche; quindi, non è da includere tra esse (Vasallo, 2019).
Le non monogamie etiche (NME) sono un concetto “ombrello” sotto cui stanno tutti gli stili relazionali che distano dalla monogamia e sono basati sul consenso. Tale stile relazionale è definito etico in quanto tutte le persone coinvolte sono consapevoli della dinamica in atto, delle regole, dei limiti e dei confini stabiliti (Easton & Hardy, 2014b; Fusi, 2015). Le NME possono assumere varie forme, quelle maggiormente discusse in letteratura sono:
All’interno della comunità poliamorosa, si utilizza il termine compersione: si intende uno stato di gioia empatica provato in risposta all’interazione romantica e sessuale del proprio partner con un’altra persona esterna alla coppia (Wolfe, 2003). Compersione e gelosia potrebbero sembrare due costrutti opposti ma è stato visto come questi possano convivere; infatti, anche se le relazioni romantiche e sessuali con altri partner non sono vietate all’interno delle non monogamie etiche, questo non esclude la possibilità di sperimentare gelosia (Deri, 2015). La compersione è considerata le risposta ideale alle relazioni del proprio partner e la comunità non monogama lo considera un obiettivo di crescita personale da raggiungere (Hunter & Stockwell, 2021).
Conclusione
Questo articolo vuole porre l’attenzione su un obiettivo, ovvero che la monogamia diventi una scelta libera se e solo se vista come è un’opzione consapevole e presa valutando tutte le possibilità. Con il termine mononormatività s’intende proprio questo: un sistema in cui la monogamia è la norma e viene stigmatizzato e rifiutato tutto ciò che non rientra in questo canone. La patologizzazione delle persone poliamorose è una conseguenza della mononormatività, e anche i professionisti della salute mentale possono non essere esenti da questo bias: a meno che non si faccia un lavoro di decostruzione personale circa le nostre sovrastrutture culturali e sociali, siamo tutti e tutte potenzialmente investiti dalla credenza che ci sia qualcosa che non va nel desiderare accanto più di una persona (Conley, Moors, et al., 2013).
Nella società odierna si è abituati ad associare l’impegno all’esclusività sessuale: questo sminuisce tutta la varietà di modi altrettanto validi e importanti con cui si può stare vicini a qualcuno per dimostrare la propria lealtà, la propria stima, l’affetto, il sostegno e l’impegno che si vuole investire nel rapporto che si sta costruendo insieme (Sandbakken et al., 2021).
Bibliografia
Barker, M., & Langdridge, D. (2010). Whatever happened to non-monogamies? Critical reflections on recent research and theory. Sexualities, 13(6), 748–772.Cardoso et al., 2021
Conley, T. D., Moors, A. C., Matsick, J. L., & Ziegler, A. (2013). The fewer the merrier?: Assessing stigma surrounding consensually non‐monogamous romantic relationships. Analyses of Social Issues and Public Policy, 13(1), 1-30.
Deri, J. (2015). Love’s refraction: Jealousy and compersion in queer women’s pol yamorous relationships. University of Toronto Press.Eatson D.; Hardy J. (2014), La zoccola etica. Guida al poliamore, alle relazioni aperte e altre avventure, Bologna, Odoya srl
Fusi, C. (2015). Amori snodati. Guida alle relazioni non convenzio-nali. Bologna: Odoya.
Gahran, A. (2017), Stepping Off the Relationship Escalator: Un-common Love and Life.
Hunter, G., & Stockwell, A. (2021). Toward a behavior-analytic understanding of jealousy and compersion in romantic and sexual relationships. European Journal of Behavior Analysis, 23, 78 – 108
Sandbakken, E. M., Skrautvol, A., & Madsen, O. J. (2021). ‘It’s my definition of a relationship, even though it doesn’t fit yours’: living in polyamorous relationships in
a mononormative culture. Psychology & Sexuality, 1-14.
Vasallo, B. (2018), Monogamous thinking, polyamorous terror. Madrid: Oveja Roja.
Wolfe, L.P. (2003). Jealousy and transformation in polyamourous relationships. Doctoral dissertation, The Institute for Advanced Study of Human Sexuality, San Francisco, CA.
Vanessa Treccani
Psicologa Psicoterapeuta, Spec. in Criminologia e Psicopatologia Forense
Impatto del tradimento sulla sessualità.
I tradimenti, siano essi fisici o emotivi, rappresentano una delle sfide più complesse nella dinamica di coppia. Generalmente vengono associati a una difficoltà successiva nella relazione, a volte anche pregressa, ma più difficilmente al significativo impatto sulla sessualità. L’alterazione della fiducia reciproca, infatti, mina profondamente la dimensione della sessualità di coppia a livello emotivo e fisico.
Questo articolo esplora l’influenza dei tradimenti sulla sessualità.
A tal fine, è importante in primo luogo, differenziare le tipologie di tradimento.
Esso può essere definito “tradimento fisico”, dove c’è il coinvolgimento sessuale e fisico di una terza persona al di fuori della relazione primaria senza il consenso dell’altro partner, che rimane escluso e all’oscuro dalla dinamica. Questo può essere esclusivamente sessuale, o all’interno di una o più relazioni esterne alla coppia. Diverso è il “tradimento emotivo”, che si riferisce all’instaurarsi di un legame emotivo profondo con un’altra persona, caratterizzato da intimità e connessione, che escludono il partner ufficiale. In questo caso il tradimento sessuale tende a passare in secondo piano, o ad essere fonte di sofferenza secondaria, in quanto il coinvolgimento emotivo dell’altro rappresenta la fonte di sofferenza principale.
Può capitare che uno dei due partner, o entrambi, vivano un senso di tradimento per cause diverse da quelle legate al coinvolgimento di una terza persona, ma per dinamiche interne che disattendono un valore comune, minandone la fiducia. Ad esempio, un legame molto stretto di uno dei due verso un figlio, generando un senso di esclusione dell’altro partner, un cambiamento nel grado di investimento in un progetto comune o di obiettivi o bisogni personali che alterano l’equilibrio della relazione.
Insomma, il tradimento può assumere varie forme e rompe il patto relazionale colpendo diverse sfere. Quella sessuale ne è colpita in più modi.
In particolare, gli effetti psicologici sono molteplici e variano in base alle caratteristiche individuali dei partner e alla storia di coppia. Possono riguardare un’alterazione nel senso di sicurezza relativamente alla propria attrattività e desiderabilità, sviluppando delle insicurezze su aspetti di sé, anche corporei, mai messi prima in discussione, o intensificare fragilità pregresse. Questo può giungere fino a delle vere e proprie risposte traumatiche, come flashback o evitamento di situazioni intime e generare cambiamenti stabili nel desiderio sessuale. La persona tradita potrebbe sperimentare una riduzione del desiderio sessuale o, al contrario, un’intensificazione legata al bisogno di riconquistare l’intimità perduta o sentirsi desiderabile. La sessualità può rappresentare anche una modalità attraverso la quale ristabilire o stabilire il controllo e l’intimità. In questo senso è possibile che si sviluppi un’ipersessualità prima non presente, o un evitamento di essa, o ancora, oscillazioni tra le due dimensioni. Anche il partner che ha tradito può sentirsi in difficoltà nel ritrovare armonia sessuale con il/la partner.
La dinamica di coppia può variare, anche drasticamente. Spesso si sviluppano rabbia e risentimento che si manifestano attraverso l’evitamento sessuale o una sessualità carica di tensione, accompagnata da confronti impliciti, dove la persona si scontra con l’immagine di qualcuno più desiderabile o capace.
Il sesso, quindi, può essere teatro di diverse dinamiche, rappresentando uno strumento di riconciliazione o di punizione, controllo e vendetta. L’alterazione della fiducia e dell’intimità, fondamentali per una sessualità soddisfacente, può richiedere molto tempo per ristabilirsi. Alcune coppie, provano a “ravvivare” questa dimensione introducendo nuove pratiche, o evitandola del tutto.
Da un punto di vista psicofisiologico il tradimento può scatenare disfunzioni sessuali come anorgasmia, vaginismo, dispareunia, disfunzione erettile, disturbo del desiderio. Inoltre, può alterare il ciclo dell’eccitazione sessuale: l’ansia da prestazione e il rimuginio possono interferire con la risposta sessuale. Queste problematiche possono, inoltre, diventare stabili nella vita sessuale.
Il lavoro terapeutico è quindi indirizzato non solo ad affrontare il trauma relazionale, ma ad anche ad esplorare eventuali blocchi e difficoltà sessuali per poter aiutare i partner nel ristabilire un equilibrio nella relazione e individuale. Questo non necessariamente coincide con il proseguimento della relazione, a volte il tradimento rappresenta un punto di non ritorno e i partner hanno bisogno di trovare un equilibrio che non prevede più la presenza dell’altro. In conclusione, i tradimenti, siano essi fisici o emotivi, rappresentano una sfida significativa per la sessualità e l’intimità di coppia. Tuttavia, con un intervento clinico adeguato, è possibile riparare la relazione, o aiutare ad elaborare il trauma e a ristabilire un equilibrio, anche nella sessualità.
Bibliografia
– Blow, A. J., & Hartnett, K. (2005). Infidelity in committed relationships I: A methodological review. *Journal of Marital and Family Therapy, 31*(2), 183-216. https://doi.org/10.1111/j.1752-0606.2005.tb01555.x
– Gordon, K. C., Baucom, D. H., & Snyder, D. K. (2004). An integrative intervention for promoting recovery from extramarital affairs. *Journal of Marital and Family Therapy, 30*(2), 213-231. https://doi.org/10.1111/j.1752-0606.2004.tb01237.x
– Perel, E. (2017). *The state of affairs: Rethinking infidelity*. Harper Wave.
– Schnarch, D. (2009). *Intimacy & desire: Awaken the passion in your relationship*. Beaufort Books.
– Spring, J. A. (1996). *After the affair: Healing the pain and rebuilding trust when a partner has been unfaithful*. Harper Perennial.
– Weeks, G. R., Hertlein, K. M., & Gambescia, N. (2016). Couple therapy for infidelity: The relational trauma of affairs. In *Handbook of Clinical Issues in Couple Therapy* (pp. 145-167). Routledge.
Carlotta Clavarino
Counsellor Professionista Analitico Transazionale
L’impotenza di coppia come evitamento dell’intimità – il ruolo della comunicazione.
“La comunicazione è il modo in cui le persone impiegano il loro tempo insieme risolvendo problemi, per rinforzare la relazione e spostarsi dai giochi all’intimità“
(Karpman)
Cos’è l’intimità?
Partiamo dall’etimologia. Il termine intimo (dal latino in-tumus = usato come superlativo di internus, che sta più dentro) indica sia il cuore dell’oggetto – nel nostro caso il legame (= più interiore, più profondo, più ritirato) -, sia la sua intensità nel tempo (= strettissimo, molto familiare).
L’intimità è quindi lo spazio interiore dell’affettività e della tenerezza, dell’incontro e del silenzio (Jullien).
In Analisi Transazionale l’intimità è uno dei modi di strutturare il tempo: definisce una relazione franca, libera da giochi psicologici e dallo sfruttamento reciproco (Berne), nella quale ciascuno è capace di esprimere e condividere in modo consapevole pensieri, emozioni e comportamenti nel qui e ora.
L’impotenza di coppia è un sintomo di natura sessuale – inizialmente calo del desiderio, al quale nel tempo si associano deficit erettile, eiaculazione precoce, vaginismo, dispareunia o anorgasmia – che si manifesta non sul piano organico, ma internamente alla coppia: uno o più aspetti della risposta sessuale sono compromessi, a causa dell’interferenza di componenti psicologiche relazionali.
Riguarda così intimamente la coppia, da diventare una sorta di “linguaggio segreto” (Sandri) che si attiva solo all’interno della stessa, senza intaccare eventuali relazioni con altri partner.
L’impotenza di coppia ha una funzione chiave all’interno della relazione, rappresenta la punta di un iceberg, la parte sommersa del quale rivela dinamiche disfunzionali in cui ogni partner ha un proprio ruolo e, per dirla in termini berniani, “gioca“. Il tornaconto di ogni gioco psicologico, è evitare l’intimità che, nella relazione di coppia, ha spesso a che fare anche con la sessualità, come manifestazione libera d’amore e di interesse per l’altro.
La letteratura scientifica distingue impotenze da ostilità e impotenze da alleanza.
Le impotenze da ostilità si osservano sempre in coppie con una storia già formata, nelle quali col passare del tempo l’accordo iniziale è compromesso: i partner sperimentano frustrazione per non aver trovato nell’altro una risposta adeguata ai propri bisogni e la comunicazione presenta comportamenti ostili ed aggressivi, vissuti di rabbia e spesso giochi di potere da parte di entrambi. Generalmente il sintomo è presente in uno solo dei partner, che assume il ruolo di aggressore passivo. L’ostilità può presentare un’escalation con esiti che, col passare del tempo, possono aumentare di gravità, fino a concludersi, nei casi peggiori, in un gioco “… senza esclusione di colpi, che si conclude in clinica, al tribunale o all’obitorio” (Berne)([1]).
Le impotenze da alleanza si osservano per lo più in coppie con storia giovane, il sintomo è presente in entrambi i partner e l’accordo iniziale è buono, anzi il disturbo sembra rinforzarlo. Ulteriore rinforzo può venire dal fatto che la coppia è spesso riconosciuta socialmente come solida e felice e tale maschera va preservata. Si tratta generalmente di persone che rispetto alla sessualità si presentano incerte ed inibite, che trovano partner affetti da analoghe inibizioni e che li proteggono dal prendere atto delle proprie incapacità, realizzando veri e propri complessi collusivi (Carotenuto).
A guardare con maggior attenzione il livello intrapsichico, è presente qui, una forma di auto ostilità, o autoboicottaggio, attraverso cui ciascuno mette a tacere la propria vera, profonda ed autentica individualità, per preservare la maschera. Tant’è che tale accordo si incrina quando uno dei due partner comincia ad entrare in contatto con un diverso sentire e a percepire inadeguato il vivere sessuale per ricercare un nuovo accordo: in questo caso i partner iniziano ad incolparsi a vicenda e, se non riescono a raggiungere un nuovo equilibrio, la coppia sperimenta un graduale distacco fino alla scelta di relazioni esterne o alla rottura del legame.
Apprendere l’intimità: nei meandri dei giochi di guerra e di pace, quello che ciascuno dei partner ha perso, oltre al senso della relazione, è il senso profondo della propria autenticità.
Se l’obiettivo della coppia è rimanere insieme, il setting di consulenza ci permette di lavorare su una nuova strutturazione del tempo condiviso, focalizzando i partner sulla comunicazione sana e sul problem solving (Karpman), in modo che ciascuno sia in grado di sperimentare la possibilità di esprimersi liberamente, sentendosi al sicuro.
Il punto di partenza è verificare la posizione occupata da ciascuno rispetto alla fase di sviluppo della coppia e, da qui, rispettando la circolarità della comunicazione, condurre la coppia nella chiarificazione e condivisione del problema, aiutandola a superare l’attribuzione univoca della responsabilità ad uno solo dei due partner.
Il secondo passaggio è la decontaminazione dello stato dell’io Adulto di ciascuno, attraverso interventi di chiarificazione e confrontazione, soprattutto rispetto agli scambi di svalutazioni che preludono al gioco.
Tradire questi giochi è la via che consente a ciascuno di recuperare la propria “autenticità tradita” (Carotenuto): se l’alleanza con il terapeuta è solida, ciascuno dei partner si lascerà guidare verso l’espressione spontanea dei propri bisogni, senza ricorrere a sottintesi, “non detto” e altre modalità comunicative disfunzionali e la coppia potrà imparare che “la nostra maturità coincide con l’abbandono delle difese” per rimanere “scoperti e disponibili all’esperienza che potrà essere di volta in volta gratificante o frustrante” (Carotenuto).
Bibliografia
Berne E., “Ciao!” e poi?, Bompiani, Milano, 1979
Berne E., Fare l’amore, Bompiani, Milano, 1986
Carotenuto A., Amare e tradire, Giunti Bompiani, 2021
Jullien F., Sull’intimità. Lontano dal frastuono dell’amore, Raffaello Cortina Ed., 2014.
Karpman S.B., Sex Games People Play: Intimacy blocks, Games and Script, TAJ vol 39, n. 2 April 2009.
Rifelli Gi. e Rifelli Ga., Impotenza maschile, femminile e di coppia, Scione ed. Roma, 2010.
Rifelli Gi., Psicologia e Psicopatologia della sessualità, Scione ed. Roma, 2007.
Sandri F., Il Linguaggio Segreto dell’Eros, Riza Ed., Milano, 2014.
Vinella P., Setting di coppia, in Miglionico A., Manuale di Comunicazione e Conselling, Centro Scientifico ed., Torino, 2000.
([1]) c.d. giochi di terzo grado. Nei giochi di primo grado i partner sono disposti a condividere gli esiti nella propria cerchia sociale e nei giochi di secondo grado preferirebbero non rendere pubblici gli esiti.
Chiara Rossi
Infermiera
Coppia e PMA: tra sesso e riproduzione
La ricerca di un figlio rappresenta una decisione importante per la coppia e per l’individuo stesso, volta alla realizzazione di un progetto condiviso e alla sperimentazione del ruolo genitoriale. Con ciò avviene una modifica dell’immagine di sé all’interno della sfera sociale, in cui la società stessa presenta aspettative di coppia e di famiglia [1].
La realizzazione del desiderio del figlio non sempre si concretizza e sempre più coppie si trovano a dover affrontare il tema dell’infertilità.
L’infertilità è una patologia caratterizzata dalla incapacità di generare una gravidanza dopo 12 mesi di regolari rapporti sessuali non protetti o dovuta una incapacità riproduttiva del singolo o del/della partner [2], e interessa una coppia su sei, il ché la rende un fenomeno sociale, oltre che sanitario.
Essere definiti “coppia infertile” significa che uno o entrambi i partner abbiano difficoltà a portare a termine il concepimento.
Cause
Le possibili cause d’infertilità vengono ricercate tramite esami, analisi e visite specialistiche con lunghi iter diagnostici.
L’infertilità maschile ha cause riconducibili a: qualità del seme, come insufficienze gonadiche periferiche (alti livelli di ormone FSH) e insufficienze gonadotrope (bassi livelli di ormone FSH); all’anatomia delle vie escretrici, non associate ad anomalie testicolari e/o ormonali [3].
L’infertilità femminile può essere dovuta a: fattori cervicali, quale la presenza quantitativa e/o qualitativa del muco cervicale; fattori ovulatori di possibile origine ipotalamica, ipofisaria e/o ovarica su base organica e/o funzionale; fattori uterini, individuabili nell’anatomia dell’utero o ai suoi processi infiammatori; fattori tubarici, riferiti ad alterazioni anatomiche, ostruzioni parziali e/o totali [3].
In alcuni casi non è possibile individuare una causa alla base della difficoltà del concepimento, perciò si parla di “infertilità idiopatica” o “inspiegata”.
Il ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita, da parte delle coppie interessate, consente di ottenere un aumento della probabilità di concepimento [4].
PMA
I centri di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) sono specializzati in riproduzione umana.
I percorsi di PMA presentano tecniche poco invasive e più semplici da attuare, dette di I livello, e più complesse e invasive, di II e III livello; si effettuano gradualmente, dalla meno invasiva alle più complesse, solo quando si presenta il fallimento del tentativo precedente [5].
Qualora non vengano riscontrate problematiche alla base dell’infertilità, si procede con la stimolazione ormonale, pratica più accettata dalle coppie, ma fonte di stress per entrambi partner perché finalizzata a rapporti sessuali programmati.
Sessualità
La medicalizzazione dell’infertilità rappresenta un fattore di rischio per problematiche relative alla salute sessuale, come disfunzioni sessuali, sia maschili che femminili.
Le cause delle disfunzioni sessuali, nell’infertilità idiopatica, vanno ricercate nel carico psicologico e relazionale associato alla diagnosi, spesso vissuta con sentimenti d’inadeguatezza e di delusione delle aspettative personali e nei confronti del/la partner, portando a diminuzione e/o perdita di azioni spontanee relative alla sessualità di coppia [5].
Studi scientifici riportano che l’infertilità possa provocare disturbi sessuali che vanno dal 10% al 60% dei casi [6], oltre che manifestazioni d’ansia, depressione, rabbia e colpevolizzazione verso sé stessi e/o verso il partner; questi problemi si possono manifestare sia alla ricezione della diagnosi, che durante i trattamenti di PMA.
Ciò può accadere perché, spesso, viene attribuita “macchinosità” al rapporto sessuale, fino ad arrivare a concepirlo come “mezzo” utile a raggiungere solo l’obiettivo: il concepimento.
Non è difficile che una coppia vada incontro a perdita di piacere sessuale, d’intimità e di gioco, che caratterizzavano il rapporto prima della diagnosi d’infertilità [7].
Nelle donne sono state riconosciute [8]:
Negli uomini sono state riconosciute:
Utilizzare un approccio psico-sessuale, per le coppie a cui viene fatta diagnosi d’infertilità, è fondamentale [9].
ESHRE (European Society of Human Reproduction and Embryology) riporta che il supporto psicologico può essere utile in tutte le fasi di PMA: prima dell’intervento, durante l’intervento e dopo l’intervento [10].
L’individuazione e l’intervento sessuologico mirato costituiscono strumenti basilari per la salvaguardia della relazione di coppia che, altrimenti, potrebbe risentirne nella sessualità stessa, legata all’infertilità.
Il counseling, quindi, viene inserito come spazio per stimolare i partners nella condivisione delle emozioni e delle difficoltà relative anche alla sfera sessuale, cercando di rendere i partners consapevoli dei possibili rischi associati all’intrapresa del percorso di PMA.
Intervenendo su ciò, si tenta di “normalizzare” le eventuali difficoltà, di facilitare la comunicazione della coppia e di proporre, ove necessario, un intervento sessuologico mirato che abbia come obiettivo il recupero dell’intimità di coppia[11]. Il counselling sessuologico, dunque, affronta diversi temi di sessualità e i problemi legati a essa: l’esperienza sessuale prima, durante il trattamento e di come essa potrebbe diventare successivamente, aiutando a considerare anche che trattare gli aspetti psicologici delle disfunzioni sessuali (ove presenti) e che avere una maggiore consapevolezza sulla distinzione tra sesso orientato all’obiettivo (concepimento) e quello orientato al piacere[8][11] possono contribuire ad aumentare i tassi di gravidanza.
Nonostante ciò, spesso, le coppie sopravvalutano le probabilità di riuscita della PMA, tanto da avere aspettative non realistiche relative al successo della fecondazione assistita, esponendole ad ancor più elevati livelli di frustrazione in caso di esito negativo [8]. In tali casi, e a discrezione del professionista, può essere utile inviare la coppia a percorsi d’impronta psicoterapica, che possano aiutare a superare il dolore e gli eventuali traumi vissuti, attuando interventi per migliorare la qualità del rapporto di coppia, l’accettazione e la ridefinizione degli obiettivi di vita.
BIBLIOGRAFIA
[1]: https://www.stateofmind.it/2020/10/coppie-pma/, consultazione del 08/02/2024;
[2]: OMS, 2016;
[3]: Visigalli, 2011;
[4]: Prof. Giovanni Luca, Prof. Riccardo Calafiore, Dott.ssa Sara Parrettini, Prof. Emmanuele Jannini e Dott. Andrea Sansone, – Sindrome infertosessuale – Journal of Endocrinological Investigation, 2021;
[5]: Coëffin-Driol & Già-mi, 2004; Piva et al., 2014; Tao et al., 2011; Wischmann, 2010; Wischmann & Thorn, 2013;
[6]: Moller, 2001; Boivin et al., 2001;
[7]: Ohl et al., 2009; Piva et al., 2014; Wischmann et al., 2014;
[8]: Marci et al., 2012;
[9]: Associazione Europea di Urologia (EAU);
[10]: European Society of Human Reproduction and Embryology;
[11]: Nappi et al., 2004;
[12]: https://www.fondazioneveronesi.it/uploads/thumbs/2023/11/30/infertilita-1_thumb_720_480.jpg
Silvia Soverchia
Educatrice
Ricette d’ascolto
Tagliare la cipolla a fettine sottilissime
Lasciarle ammorbidire in acqua calda e aceto per mezz’ora.
Scolare le cipolle e lasciarle riposare su della carta assorbente.
Pelare i pomodori.
Tritare il chile e mescolare il tutto.
Condire con sale pepe e olio.
Decorare, se si vuole, con il prezzemolo.
Godere.
“Afrodita” Isabelle A.
Ho voluto iniziare il mio articolo proponendo una ricetta afrodisiaca cilena in onore della illustre scrittrice Isabelle Allende, che lei stessa ha rilegato in un suo ricettario di formule afrodisiache dedicato agli amanti di tutto il mondo senza distinzioni geografiche. Il libro contiene divulgazioni erotiche per “amanti che giocano, uomini spaventati e donne malinconiche”[1].
Qui mi focalizzo sugli “amanti che giocano”, intesi come coppia adulta che attraversa le varie fasi storiche ed evolutive della relazione: da quella dell’incontro, alla fase della convivenza, alla generatività[2], fino alla vecchiaia; tali per cui una relazione evolve in un arco temporale in cui si affrontano crisi, cambiamenti, modifiche e a volte rotture.
La coppia può trovarsi di fronte a stress prevedibili e imprevedibili che necessitano una rimodellazione e una mediazione fra i nuovi e vecchi bisogni. Comunemente le coppie che arrivano in consulenza sessuologica sono nate da un incontro e un allineamento armonioso che però, per diverse cause che si andranno ad elaborare, attraversano un momento di turbamento portato in terapia da chi dei due soffre maggiormente il disagio.
In primo luogo, la salute sessuale individuale e di coppia non deve essere pensata attraverso il concetto di “normalità” e “normatività”, ma intesa come condizione di benessere[3] .
“La normalità esiste ma a noi non interessa” è stato lo slogan che ha accompagnato questo percorso di Cis 2022\2024, che spiega quanto in consulenza le persone portino problematicità legate a stati ansiosi che le portano a non vivere serenamente l’intimità.
Le trasformazioni della società odierna nei valori che la percorrono e nei ruoli da vestire stanno incidendo anche il vivere la sessualità, che spesso viene consumata in modo frettoloso, standardizzato da un immaginario collettivo e dal raggiungimento dell’orgasmo come unico obiettivo. Immagine di un orgasmo influenzato dai video pornografici da sempre improntati su una prestazione virile per il maschio con un “fallo infallibile” e un orgasmo assicurato per la donna, contribuendo a promulgare false conoscenze e falsi miti.
Il modello di “maschio super dotato” è stato finora termine di paragone e di confronto per gli uomini e aspirazione per le donne. Tali convinzioni hanno creato delle insicurezze e vissuti di inadeguatezza che hanno portato singoli e coppie a esperienze di impotenza.
L’impotenza non coincide con una reale disfunzione sessuale[4]: è importante cogliere il disagio di chi porta tale difficoltà in una visione totalizzante per la persona, in quanto è così che essa si sente. Il sintomo che equivale alla malattia: “dottore non mi sento più un uomo\ non mi sento più donna”. Distinguendo le impotenze maschili e le impotenze femminili si sottolinea che solo negli ultimi anni si da attenzione anche al piacere femminile, criterio fondamentale in un’analisi della vita psico-affettivo-sessuale della donna, non più vista soltanto nella sua natura procreativa. L’impotenza indica il vissuto della persona e come si sente: impotente verso un disagio così grande da rendere debole, inerme e atterrato\a la persona stessa.
Il consulente sessuale va a lavorare sulla salute sessuale dei propri pazienti, non sulla normalità (o no) della condotta, senza contare che la normalità è culturale e cioè rispecchia il momento e la cultura in cui si vive. Stiamo vivendo un’epoca di cambiamenti e di rottura del modello androcentrico e questo tocca anche la sessualità e nello specifico l’atto sessuale: non più visto come atto diretto in primis alla procreazione, ma alla scoperta di se stessi e dell’altro in uno scambio reciproco di piaceri. Le relazioni sessuali maschili, femminili e di coppia sono molto complesse e influenzate oggi da molteplici fattori.
La normalità funzionale nell’ambito della sessualità non è più data dall’oggetto del desiderio ma dal sentire delle persona: ritagliare del tempo per ascoltare il nostro sentire in una data situazione o con una specifica persona può far emergere dubbi e domande che possono salvarci, o semplicemente ci possono spingere a chiedere aiuto.
Bibliografia:
[1]“Afrodita” di Isabelle Allende. Introduzione
[2]“Coppie oggi- intimità, distanza, complessità” Rivista di sessuologia a cura di Florini e Rifelli. pag. 35
[3]“Psicologia e psicopatologia della sessualità” di Giorgio Rifelli. Pag. 127
[4]“Impotenza maschile, femminile e di coppia” Giorgio Rifelli e Gabriella Rifelli. Pag 47