Modestino De Nardo
Le Disfunzioni Sessuali oltre il Genere
Questo articolo non ha la pretenziosità di creare un nuovo sistema diagnostico, ma di creare uno spazio di riflessione per i consulenti che si trovano ad affrontare disfunzioni create non tenendo conto della differenza che ci può essere tra i vari generi sessuali. Accogliere una persona che ci porta una sofferenza deve portare una connessione al sentire oltre al riconoscere l’evento genitale.
Definizione di Impotenza e Disfunzione
Il termine Disfunzione Sessuale indica un Disturbo caratterizzato da un’anomalia, clinicamente significativa, nella risposta sessuale e\o nel provare piacere sessuale. Quest’anomalia può essere causata da una patologia organica o psicologica e, diviene disturbo quando questa condizione permane per lungo tempo e caratterizzare la risposta sessuale del portatore.
Il paziente arriva portando con sé le problematicità oggettive legate alla disfunzione, il dolore e il vissuto simbolico che accompagna tutta la situazione.
Per riprendere le parole del Dott. Giorgio Rifelli “le diverse alterazioni della risposta sessuale debbano poter essere collocate dentro quadri patologici che comprendono l’insieme SomatoPsichicoRelazionale in maniera che la malattia non indichi la disfunzione ma la condizione della persona che soffre”. L’Impotenza Sessuale è una patologia dell’essere, del sentire, e non della funzione o del fare. Nell’accogliere una persona di sesso biologico femminile, che si identifica come maschile, e che porta un’Impotenza Sessuale il rischio del\la professionista potrebbe essere quello di non riconoscere la vera sofferenza dell’assistito poiché guidati da un pregiudizio. Per questo motivo, di seguito, distingueremo le Disfunzioni e Impotenze di Pene-munite\i, di Vagino-munite\i. Nello specifico parleremo di quelle categorizzazioni, del DSM-5, in cui si rischia di cader vittima di tale errore.
DSM-5
Il DSM-5 utilizza la parola Disfunzione per categorizzare l’evento genitale in funzione di una diagnosi. Alcuni criteri sono comuni a tutti i disturbi e sono:
– protrarsi per almeno 6 mesi
– causare un disagio clinicamente significativo
– non devono essere spiegati da un disturbo mentale di natura non sessuale, una condizione medica o una sostanza\farmaco
– specificare la natura dell’esordio che può essere permanente o acquisito
– chiarire se i sintomi emergano in maniera situazionale o sono generalizzati.
– specificare se la severità del disturbo è lieve, moderata o grave.
Di seguito, invece, ci soffermeremo unicamente sui criteri e le definizioni che potrebbero portare delle limitazioni:
Eiaculazione Precoce
Nel DSM-5 viene indicato il tempo di 1 minuto dopo la penetrazione VAGINALE come fattore diagnostico. C’è una nota che specifica che può essere diagnosticato anche a chi non fa sesso vaginale ma non sono stabiliti i criteri di durata. La proposta sarebbe quella di togliere la specificazione VAGINALE, la nota e di generalizzare i criteri di durata a tutti i tipi di penetrazione. Inoltre, per i non binary, si potrebbe parlare di Impotenza non riferendosi alla Mascolinità ma nei confronti del proprio corpo.
Eiaculazione Ritardata e Disfunzione Erettile
In queste due patologie, per una persona non binaria, non necessariamente c’è una sensazione di mascolinità o virilità, ma piuttosto a un senso di estraneità o disconnessione dal proprio corpo. Si tratta di un senso di impotenza che va separato dalla sofferenza che può essere sperimentata da una persona con disforia di genere, ma che può derivare da altri fattori.
Disturbo dell’Orgasmo Vaginale
Il DSM-5 riporta Disturbo dell’Orgasmo Femminile ma l’orgasmo vaginale può provarlo anche una persona che con la Femminilità sente di non aver nulla a che fare. Con la terminologia Disturbo dell’Orgasmo Vaginale si potrebbe abbattere un pregiudizio a priori del\la professionista e un sentirsi non compreso della persona assistita.
Disturbo del Dolore Genito-Pelvico e dell’Introduzione
La categorizzazione del Manuale Diagnostico potrebbe includere il dolore di un numero maggiore di persone se si riconoscesse che la coabitazione vaginale può portare sofferenza anche quando viene introdotto altro.
Nel DSM-5 abbiamo due patologie diverse per il maschio: una legata dal desiderio (Disturbo del Desiderio Ipoattivo) e una legata all’eccitazione fisiologica (Disfunzione Erettile). Mentre per la donna abbiamo un unico disturbo che unisce il desiderio (cognitivo) e l’eccitazione (fisiologico).
Nel DSM-4, invece, entrambi i generi hanno una patologia esclusiva del desiderio e una dell’eccitazione. La proposta potrebbe essere di fare un unico Disturbo del Desiderio Ipoattivo (oltre il genere): caratterizzato da persistente o ricorrente insufficienza (o assenza) di pensieri o fantasie sessuali\erotiche e di desiderio di attività sessuali.
Inoltre, secondo il DSM-5, l’eccitazione femminile sembra essere strettamente collegata al desiderio. In realtà, ricerche nel campo della sessualità femminile hanno dimostrato la netta distinzione tra Desiderio Sessuale (fantasie e pensieri), Eccitazione Mentale (sentirsi eccitati) ed Eccitazione Genitale (risposta fisiologica). Come dimostrato dallo strumento più utilizzato per indagare questi aspetti, il FSFI (Female Sexual Function Index).
Conclusioni
Questa terminologia non sarebbe adeguata e corretta a priori ma, sarebbe di sicuro più adeguata qualora la persona assistita si identificasse con un genere non binario. La necessità di categorizzare è un bisogno umano, ma la nostra professione ci ricorda quanto ognuno di noi sia moltitudine ed è proprio questa moltitudine a contraddistinguerci.
Bibliografia: