CIS

Sessualità e autismo. Il diritto ad una educazione sessuale su misura.

Ilaria Mussini

psicologa, educatrice professionale

Sessualità e autismo. Il diritto ad una educazione sessuale su misura

Il Disturbo dello Spettro Autistico (in questo articolo verrà utilizzato l’acronimo DSA)è un insieme eterogeneo di disturbi del neuro-sviluppo caratterizzati da esordio precoce e compromissione qualitativa dell’interazione sociale, della comunicazione e del comportamento [1].

Particolarmente compromessa è la cognizione sociale, componente delle funzioni esecutive che permette di cogliere, processare e utilizzare cue sociali per regolare il funzionamento interpersonale e mettere in atto comportamenti socialmente adeguati ed efficaci.

Di conseguenza, le persone con DSA nel corso della loro vita possono sperimentare una serie di sfide legate alla salute sessuale e alle relazioni sentimentali. Inoltre, la nostra società, ancora influenzata da forti stereotipi sulla sessualità di questa popolazione, fa si che generalmente venga percepita come non interessata al sesso, le persone con DSA o altro tipo di disabilità intellettiva sono “eterni bambini”.

Da questo quadro emerge una discriminazione plurima che spesso porta le persone con DSA a non ricevere un’adeguata educazione sessuale e, conseguentemente, rispetto alle persone non DSA, aumenta per loro la probabilità di subire atti sessuali non desiderati, sviluppare comportamenti sessuali problematici, avere gravidanze indesiderate, contrarre MST e isolarsi socialmente, con un impatto negativo sulla salute mentale [2, 3].

Tuttavia, diversi studi hanno dimostrato che le persone con DSA sperimentano un intenso desiderio di amore e di relazioni romantiche e/o sessuali, che può essere simile a quello degli individui non DSA [4]. Le differenze riguardano nello specifico gli ambiti dell’identità di genere, del comportamento e orientamento sessuale.

La popolazione DSA riporta bassi livelli di libido (soprattutto donne), un’alta percentuale d’identificazione nello spettro asessuale, maggiore probabilità di sviluppare iper-sessualità o parafilie, e maggiore incidenza di orientamenti “non-eterosessuali” e disforia di genere [2, 5]. Ciò non toglie che, come promulga l’OMS, “tutte le persone” e quindi anche le persone con DSA hanno il diritto di avere la migliore qualità di vita possibile, compreso il benessere sessuale e un’adeguata educazione sessuale [6]. Perché questo accada programmi ad hoc di educazione psicosessuale, condivisi su scala nazionale, devono essere sviluppati e il “difficile”, ma fondamentale, tema della sessualità va discusso con genitori, caregiver e la rete di professionisti che accompagna i ragazzi con DSA nella crescita, per superare pregiudizi e falsi miti [7].

Come rendere quindi l’educazione sessuale alla portata delle persone con DSA?

I principali interlocutori da coinvolgere nell’educazione sessuale di bambini e ragazzi con DSA sono genitori e caregiver, cioè gli adulti significativi di riferimento capaci di avere con loro una comunicazione funzionale e costruttiva. Tramite la partecipazione a programmi di educazione psicosessuale ad hoc, il supporto di Tool Kit e manuali, di terapia occupazionale, Sex Coach e volumia diretta fruizione dei ragazzi con DSA, i loro caregiver avranno gli strumenti per trasmettergli efficacemente le conoscenze e consapevolezze necessarie a sviluppare una sessualità soddisfacente e più sicura [3, 8].

Un Tool Kit per genitori anglofoni, utile guida per creare validi strumenti anche in lingua italiana, è “Parent’s Guide to Puberty and Adolescence for Children with Autism”, redatto dall’associazione americana Autism Speaks. I temi che tocca riguardano: i cambiamenti corporei in pubertà, cura e igiene personale, regole e comportamenti pubblici vs. privati, sicurezza e rapporto con gli sconosciuti, sicurezza e contatto fisico, sicurezza online. Ogni capitolo contiene una sezione introduttiva al tema calato nella realtà delle persone con DSA, esperienze di vita reale dal punto di vista dei caregive e materiali info-grafici (p. es. storie sociali in CAA) alla portata dei ragazzi, da stampare e utilizzare per una trasmissione efficace dei contenuti [12].

Ulteriore supporto è fornito da materiali, quali libri o brochure, la cui strutturazione permette fruizione diretta per le persone con DSA. Per esempio, leggendo “What’s happening to Ellie?” [9] e “What’s happening to Tom?” [10] di Kate E. Reynolds – autrice inglese di diversi volumi realizzati per persone con disturbi del neuro-sviluppo che toccano anche i temi della privacy, della masturbazione e del consenso – preadolescenti e adolescenti con DSA possono scoprire e comprendere i cambiamenti del corpo puberale femminile e maschile, grazie a un linguaggio chiaro, concreto e accompagnato da immagini esemplificative.

Attualmente, sul territorio italiano, c’è scarsità di strumenti condivisi e costruiti ad hoc per i nostri ragazzi con DSA. Famiglie e professionisti, come educatori e insegnati, possono in autonomia affidarsi a esperti di sessualità e disabilità o ad alcuni manuali [11], ma linee guida di riferimento per l’educazione sessuale della popolazione con DSA devono ancora essere implementate e condivise.

Bibliografia:

1. American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, 5th ed.. American Psychiatric Publishing..

2. Maggio, M. G., Calatozzo, P., Cerasa, A., Pioggia, G., Quartarone, A., & Calabrò, R. S. (2022). Sex and sexuality in Autism Spectrum disorders: a scoping review on a neglected but fundamental issue. Brain sciences, 12(11), 1427.

3. Calabrò, R. S., Pioggia, G., Contrada, M., & Cerasa, A. (2022). Sexual coach in high-functioning autism: A growing need. Brain Sciences, 12(8), 964.

4. Sala, G., Hooley, M., & Stokes, M. A. (2020). Romantic intimacy in autism: A qualitative analysis. Journal of autism and developmental disorders, 50(11), 4133-4147.

5. Graglia, M (2024). L’incongruenza di genere in adolescenza. Pratiche cliniche ed educative. Carocci editore.

6. Organizzazione Mondiale della Sanità (2002). Definign sexual healt. Report of a technical consultation on sexual health

7. Hannah, L. A., & Stagg, S. D. (2016). Experiences of sex education and sexual awareness in young adults with autism spectrum disorder. Journal of autism and developmental disorders, 46, 3678-3687.

8. Houtrow, A., Elias, E. R., Davis, B. E., Kuo, D. Z., Agrawal, R., Davidson, L. F., … & Kuznetsov, A. (2021). Promoting healthy sexuality for children and adolescents with disabilities. Pediatrics, 148(1).

9. Reynolds E. K. (2015). What’s happening to Ellie? A book about puberty for girls and young women with autism and related conditions. Jessica Kingsley Publishers.

10. Reynolds E. K. (2014). What’s happening to Tom? A book about puberty for boys and young men with autism and related conditions. Jessica Kingsley Publishers.

11. Reynolds E. K. (2014). Sessualità e autismo: guida per genitori, caregiver e educatori. Edizioni Centro Studi Erickson.

Sitografia:

12. Autism Speaks: ATN/AIR-P Puberty and Adolescence Resource: https://www.autismspeaks.org/docs/family_services_docs/parentworkbook.pdf

“Cos’è sesso?” Educazione sessuale in famiglia in età prescolare

Ilaria Fazio

Educatrice Professionale

“Cos’è sesso?”

Educazione sessuale in famiglia in età prescolare

Se è vero che l’educazione sessuale è fondamentale per lo sviluppo personale e sociale, a maggior ragione si dovrebbe iniziare a introdurla fin dall’infanzia.

Iniziamo con il fare chiarezza: con educazione globale alla sessualità si intende un «processo curricolare di insegnamento e apprendimento degli aspetti cognitivi, emotivi, fisici e sociali della sessualità». [UNESCO 2018]

Le finalità di questo processo sono molteplici, ma possiamo sintetizzarle nel triplice obiettivo di permettere a bambini e bambine, futuri adulti, di instaurare relazioni sane con sé stessi e con gli altri. Portare alla consapevolezza di quali sono i propri diritti e doveri legati alla salute sessuale e infine, diminuire drasticamente la violenza di genere attraverso un processo di decostruzione e ridimensionamento della cultura etero normativa.

Perché è quindi importante iniziare già dai primi anni di vita?

Con il termine sessualità non intendiamo esclusivamente i rapporti sessuali ma piuttosto un costrutto complesso in cui la sessualità è la risultante di fattori diversificati che concorrono tutti allo stesso modo nel definirci come persone. 

Ad esempio è compresa una sfera biologica (cromosomi X e Y), una culturale (i valori e le credenze che abbiamo introiettato rispetto al luogo e il tempo in cui siamo cresciutə), una sfera intrapsichica (i desideri, le fantasie), l’orientamento e infine i comportamenti sessuali. Per semplificare: la sessualità viene sì espressa nell’eros ma anche nel nostro modo di vestirci, nel taglio di capelli, nel modo in cui decidiamo di occupare spazio con il nostro corpo, come impostiamo le relazioni con l’altro, chi decidiamo di amare e così via.

Le prime persone adulte con cui bambini e bambine interagiscono sono generalmente i familiari, ed è proprio all’interno del nucleo familiare che inizia l’educazione al relazionarsi con gli altri. L’educazione sessuale e affettiva è ancora uno di quei temi un po’ nebulosi, poiché spesso considerato un tabù: molti adulti non si sentono preparati ad affrontare le normali curiosità dei propri figli. Credo sia importante sottolineare come le famiglie possano sempre rivolgere le loro domande a professionisti esperti in sessuologia per indagare perplessità, eventuali pregiudizi, metodologie di approccio o anche solo per portare le loro difficoltà.

Intanto in questo articolo vorrei poter dar qualche spunto di riflessione: l’atteggiamento migliore che si può avere nell’educazione sessuale in famiglia è quello di non considerarla un unico discorso da affrontare una volta e poi mai più, bensì una pratica che colga le occasioni nei momenti quotidiani e che lasci spazio a domande e curiosità, in modo da normalizzare certi temi.

Di conseguenza: cosa dobbiamo trattare quando parliamo di sessualità durante l’infanzia, e come?

Occorre fare una doverosa premessa che è quella di ricordare che tutti i temi trattati devono rispettare lo sviluppo cognitivo e la sensibilità di bambini e bambine. In questa particolare fascia di età ci si concentra soprattutto su tre aspetti profondamente interconnessi tra di loro: il corpo, la privacy e il consenso.

Per quanto riguarda il corpo, i bambini sperimentano il mondo attraverso di esso, e il ruolo dell’adulto è quello di facilitare una comprensione più profonda, ad esempio elencando le varie parti del corpo con i loro nomi corretti (vagina, pene o ano). Questo processo educativo ha una triplice funzione: primo, permette di costruire un’immagine corporea positiva, aumentando la consapevolezza del sé e degli altri. In secondo luogo, aiuta a esprimere in modo chiaro eventuali malesseri fisici, grazie alla capacità di riconoscere e nominare correttamente le parti del corpo. Infine, nei casi di abuso, fornisce uno strumento in più al bambino o alla bambina per segnalare dove è stata impropriamente toccata.

Per quanto riguarda il concetto di privacy, l’obiettivo è aiutare i bambini a comprendere quanto sia importante proteggere la propria intimità e rispettare quella degli altri. Questo diventa particolarmente rilevante quando si nota che il bambino o la bambina è impegnatə in un atto masturbatorio. Per l’adulto tale comportamento può apparire carico di erotizzazione, ma in realtà fa parte dell’esplorazione e della comprensione di sé. In questi casi, è fondamentale non allarmarsi né punirli. L’atteggiamento più adeguato è quello di creare un clima sereno e accogliente, si può spiegare che quel tipo di comportamento va vissuto in privato e non deve essere ripetuto a scuola o in altri spazi pubblici.

Quando parliamo di consenso, diventa essenziale insegnare a riconoscere e definire i confini del proprio corpo e di quello altrui, comprendendo quando sia appropriato farsi avvicinare o toccare. L’obiettivo è quello di consolidare il concetto di sé, aiutando a distinguere i diversi livelli di intimità che ognuno di noi vive. Ad esempio, carezze, baci o solletico sono esperienze piacevoli che si sperimentano principalmente in famiglia. Per questo motivo è importante sottolineare che queste esperienze devono essere desiderate e richieste anche al di fuori dell’ambito familiare.

Un buon approccio consiste nell’ “allenare” i bambini fin da piccoli a questa consapevolezza. Ciò può avvenire descrivendo sempre le azioni compiute sul loro corpo (ad esempio, quando si cambia il pannolino o si soffia il naso), chiedendo come quelle sensazioni li abbiano fatti sentire e spiegando il motivo di tali azioni.

Per concludere, vorrei sottolineare che questi sono spunti per dare vita a vostre modalità di interazione. Ci saranno domande alle quali non saprà rispondere o che metteranno in imbarazzo; questo è normale ed è accettabile. Una soluzione potrebbe essere prendersi il tempo necessario per rispondere, eventualmente spostando la risposta a un momento successivo. Tuttavia, ricordate di riprendere l’argomento.

BIBLIOGRAFIA

Panzeri M., Fontanesi L., Educazione affettiva e sessuale di bambini e adolescenti, il Mulino, 2021

Capodieci S., Mondini G., Fondamenti di sessuologia – parte generale, Libreria Universitaria, 2021

HIV: PrEPariamoci!

Mattia Vada

Medico in formazione specialistica in Psichiatria

HIV: PrEPariamoci!

Le malattie veneree, o come sarebbe meglio chiamarle oggi Infezioni Sessualmente Trasmesse (IST), hanno dagli albori della relazione umana inficiato, corroso e agitato la libera espressione della sessualità umana, ponendone molto spesso dei limiti e dei controlli proprio per il timore che queste potessero scaturire: Ippocrate, ad esempio, già faceva riferimento allo scolo purulento genitale, che solo nel XIX secolo si sarebbe compreso essere correlato all’infezione da Neisseria Gonorrhoeae; l’epidemia luetica che colpì l’Europa tra il XV ed il XVI secolo si comprese potesse diffondersi tramite via sessuale con rapporti intercorsi con prostitute per cui, via via, vennero emanati editti atti al loro controllo. Con l’avvento della penicillina nel 1928 pian piano questi timori andarono a de-tendersi poiché ci si arrogò il diritto e il potere di riuscire a controllarle. Ciononostante, durante la seconda metà del XX secolo e nel pieno della seconda rivoluzione sessuale quei sentimenti di cui ci si stava sempre più spogliando tornarono a rinvigorirsi. Era il 12 dicembre 1981 quando Brennan e Durack titolarono su Lancet: “GAY COMPROMISE SYNDROME”, riferendosi all’emergente sindrome che pareva colpire quasi esclusivamente persone di genere maschile ad orientamento omosessuale e che poteva portare alla morte. l’AIDS, come venne poi e più correttamente denominata, da allora iniziò a diffondersi in maniera epidemica facendo acquisire alle parole AIDS prima ed HIV poi quella connotazione ansioso-terrifica che solo una condanna a morte poteva sorbire e che vedeva nella crescente egolatria dappica che caratterizza da allora la nostra società il terreno fertile in cui radicarsi, quasi ontologicamente.  Da allora sono passati più di 40 anni, la ricerca è progredita al punto che ci si è posti l’obiettivo comune tra OMS e Nazioni Unite di debellare l’infezione entro il 2030 grazie non solo alle efficaci terapie, ma soprattutto agli interventi di prevenzione.

A che punto siamo? Quanto è ancora diffusa questa malattia? Quanti tra di noi conoscono il significato delle parole PrEP e PEP?

Nel 2022 il Centro operativo AIDS (COA) dell’Istituto Superiore di Sanità, che dal 1994 effettua una stretta sorveglianza della situazione dal punto di vista epidemiologico, ha constatato 1888 nuove diagnosi di infezione da HIV (un’incidenza di circa 3.1 su 100.000 residenti) e la maggioranza di queste è attribuibile a rapporti sessuali, che costituiscono l’83,9% di tutte le segnalazioni (40,9% di maschi che fanno sesso con altri maschi; 25,1% maschi eterosessuali; 17,9% femmine eterosessuali). Senza addentrarci ulteriormente nei dettagli epidemiologici e nelle loro camaleontiche differenze su base internazionale, risulta lapalissiano quanto questa infezione veda nei rapporti sessuali con introduzione anale/vaginale ancora la sua via di trasmissione predominante. In che modo ci si può proteggere al giorno d’oggi? L’utilizzo corretto del profilattico rimane sempre la migliore scelta di barriera che si possa adottare a scopo preventivo, ma qualora questo o non venisse adottato oppure si corrompesse ci sarebbero delle alternative? La risposta fortunatamente è “Sì”. Difatti, nell’ultimo decennio è andato via via diffondendosi l’utilizzo della profilassi farmacologica atta a prevenire l’infezione in soggetti HIV-negativi sia per coloro che vorrebbero proteggersi da un potenziale rapporto a rischio, anche non protetto, sia per coloro che abbiano avuto un rapporto ad alto rischio di infezione: stiamo parlando della PrEP o Profilassi Pre-Esposizione nel primo caso e della PEP o Profilassi Post-Esposizione nel secondo.

La PrEP è un presidio farmacologico, costituito dall’associazione di due farmaci ad azione anti-retrovirale atto a prevenire l’infezione quasi al 100% tramite la corretta assunzione di una compressa prima e dopo un evento a rischio HIV, come rapporti sessuali non protetti. Esistono due modalità di assunzione che variano in funzione delle caratteristiche di genere e delle abitudini sessuali del soggetto: al bisogno oppure giornaliera. Nel primo caso rientrano tutti quei soggetti che riescano a programmare la loro vita sessuale, che siano stati assegnati Maschi alla nascita (AMAB) e che non facciano uso di estradiolo o sostanze. Chi soddisfa questi criteri può farne un utilizzo pro re nata e dovrà seguire pedissequamente il seguente schema d’assunzione: due pillole prese insieme tra le 2 e le 24 ore prima del rapporto sessuale, una pillola ogni 24 ore fino a 2 giorni dopo l’ultimo rapporto. In tutti gli altri casi, invece, è raccomandata un’assunzione giornaliera che prevede una fase iniziale della durata di 7 giorni in cui si assume una pillola al giorno prima di raggiungere una concentrazione di farmaco protettiva a livello ematico grazie a cui poter far sesso serenamente continuando ad assumere una pillola al giorno e fino altri 7 giorni dall’ultimo rapporto, qualora si decidesse di interrompere.

Qualora, invece, si fosse fatto sesso non protetto né da barriere né da PrEP con una persona HIV-positiva? In questo caso è possibile assumere la PEP. In risonanza alla profilassi pre-esposizione, la PEP è un protocollo farmacologico più articolato che può essere prescritto qualora ci sia stato un rapporto ad alto rischio di infezione entro le ultime 48-72h. Cosa significa anzitutto un rapporto ad alto rischio di infezione? In primo luogo, è essenziale che il soggetto con cui si sia fatto sesso non solo sia HIV-positivo, ma che abbia una carica virale rilevabile poiché in caso opposto il rischio di trasmissione è paragonabile ad un soggetto HIV-negativo. In secondo luogo, l’attenzione va posta sulle dinamiche del rapporto sessuale: qualunque rapporto non consensuale oppure se con consenso è a rischio qualora o non sia stato utilizzato il profilattico oppure si sia rotto. In tutti questi casi e nel rispetto del criterio temporale è possibile accedere al protocollo PEP, il quale prevede l’assunzione di tre farmaci ad azione anti-retrovirale che deve essere assunta per 28 giorni e che impedisce al virus di replicarsi all’interno dell’organismo, riducendo il rischio di contagio di circa l’80% che viene verificato al termine della profilassi.

Già da queste poche informazioni si evince l’efficacia e il potere rassicurante che questi strumenti detengono, senza però che venga assecondata l’idea per cui si possa non usare più il profilattico per proteggersi dall’HIV perché tanto c’è la PrEP o PEP. La stessa OMS durante il 23° Congresso Mondiale dell’Unione Internazionale contro le Infezioni Sessualmente Trasmesse (IUSTI) ne ha ribadito l’efficacia e sollecitato un loro maggiore e più diffuso utilizzo nei vari stati membri, proprio per cercare di raggiungere l’obiettivo del 2030. Tuttavia, ha anche posto l’accento su un altro fattore: non esiste solo l’HIV nel mondo delle IST e per questo è bene ricordarsi di proteggersi sempre utilizzando correttamente il profilattico nei rapporti sessuali con introduzione vaginale e/o anale. Difatti, la provocazione (N.d.R.) viene spontanea: se nel 2030 si potrebbe arrivare a sconfiggere l’infezione da HIV, se non si rimane accorti su tutte le altre infezioni e sul loro puntuale e corretto trattamento, con l’emergere dell’antibiotico-resistenza nel 2050 potremmo doverci preoccupare nuovamente dello scolo o della lue, proprio come succedeva prima del 1928.

Riferimenti

AIFA. «AIFA approva la rimborsabilità dei farmaci per la profilassi pre-esposiozne a HIV-1 (PrEP).» s.d. https://www.aifa.gov.it/-/aifa-approva-rimborsabilita-farmaci-per-la-prep).

Brenna RO, Durack DT. «Gay compromise syndrome.» Lancet, 1981.

Guidano, Vittorio. La complessità del Sè. Bollati Boringhieri, 1988.

Lingiardi, Vittorio. Arcipelago N. Einaudi, 2021.

MC, Barnabeo. «Le malattie a trasmissione sessuale nella Storia della Medicina.» In le infezioni in medicina, 108-112. 1998.

Regine V., Pugliese L. «AGGIORNAMENTO DELLE NUOVE DIAGNOSI DI INFEZIONE DA HIV E DEI CASI DI AIDS IN ITALIA AL 31 DICEMBRE 2022.» Notiziari dell’Istituto Superiore di Sanità, 2023.

SIMT. «Linee Guida Italiane sull’utilizzo della terapia antiretrovirale e la gestione diagnotico-clinica delle eprsone con infezione HIV-1.» 2017. https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2696_allegato.pdf.

Tang, Ka Wah Kelly. «Antimicrobial Resistance (AMR).» British Journal of biomedical science, 2023.

WHO. «Differentiated and simplifed pre-exposure prophilaxys for HIV prevention.» 2022. https://www.who.int/publications/i/item/9789240053694.

—. «WHO implementation tool for pre-exposure prophylaxis (PrEP) of HIV infection.» 2022. https://www.who.int/publications/i/item/9789240057425.

Educazione all’affettività e alla sessualità

Morena Moretti

ostetrica

Educazione all’affettività e alla sessualità

Educare alla sessualità e all’affettività significa promuovere la conoscenza e la consapevolezza delle proprie emozioni per riconoscerle ed imparare a gestirle, attraverso lo sviluppo dell’intelligenza emotiva.

E’ un approccio adeguato all’età e alla cultura riguardante le relazioni e fornisce informazioni scientificamente corrette, realistiche e non giudicanti. Offre l’opportunità sia di esplorare i propri valori e atteggiamenti, sia di sviluppare le competenze decisionali, comunicative e quelle competenze necessarie per la riduzione dei rischi.

L’educazione all’affettività e alla sessualità affronta il tema della sessualità come affettività, relazione, desiderio, rispetto, consenso e identità sessuale e non è solo un trasferimento di informazioni scientifiche.

Deve avere un approccio olistico che aiuta a far maturare nei bambini e negli adolescenti le competenze che li renderanno capaci di determinare autonomamente la propria sessualità e le proprie relazioni nelle varie fasi dello sviluppo.

I giovani devono essere sostenuti, rafforzati e messi in grado di gestire le proprie relazioni in modo responsabile, sicuro e appagante, attraverso un processo di empowerment, affinchè possano fare scelte informate e consapevoli e agire in modo responsabile verso sé stessi e gli altri.

Dalla pubertà gli adolescenti crescendo, mostrano curiosità verso la sessualità, guidati da un istinto innato, un bisogno fisiologico dovuto dall’esplosione ormonale e sul web cercano e trovano le risposte alle loro curiosità, grazie all’anonimato e alla libertà offerti.

Tra le maggiori attività svolte in rete dai ragazzi, rientra la visione di contenuti pornografici ed il Sexting, lo scambio di messaggi, immagini, video sessualmente espliciti, in alcuni casi il filmare e diffondere momenti di intimità senza il consenso dell’altra persona (revenge porn).

La pornografia, frutto della spinta naturale dell’eros umano, viene considerata dagli adolescenti un’utile strumento informativo e di esplorazione della propria sessualità, una fonte di idee e di ispirazione, favorendone una demistificazione.

Una parte enorme dei comportamenti sessuali adolescenziali si muove sulle piattaforme di messaggistica istantanea col pericolo di una diffusione senza controllo di questi materiali in rete, quindi vi è la necessità di affrontare queste tematiche con i ragazzi, per proteggerli da possibili pericoli.

Sembra emergere negli adolescenti, non solo il bisogno di vivere la propria sessualità con le regole della società di oggi, ma anche come questo si mescoli col bisogno di mostrarsi, di apparire e di essere apprezzati; molti vivono le proprie relazioni affettive sui social, a distanza, con i concetti di rapporto e di intimità praticamente annientati.

Uno degli aspetti più delicati dell’adolescenza, attorno a cui si concentrano molti interrogativi e dubbi, è spesso rappresentato proprio dalla sessualità e dall’evoluzione del proprio corpo, legato ad un cambiamento dell’immagine che si ha di sé stessi.

I contenuti proposti nell’educazione sessuale devono essere aggiornati con ciò a cui i giovani sono esposti continuamente con internet ed è necessario conoscere il punto di vista dei ragazzi e le loro reali esigenze, per fornire degli strumenti utili alla loro crescita personale, costruendo insieme l’incontro.

Oltre alle nozioni di informazione e prevenzione è necessario esplorare la definizione di sessualità e affettività, emozioni e sentimenti, la costruzione culturale dei generi, identità di genere ed orientamento sessuale.

Un’educazione sessuale inclusiva delle forme non convenzionali di sessualità e delle dinamiche sessuali presenti al di fuori dell’eterosessualità, come le identità LGBTQIA+, svolge anche un ruolo efficace nella prevenzione della violenza di genere e omofobia.

Trattare il concetto del piacere e dell’autoerotismo, l’utilizzo dei sex toys e della pornografia.

Entrare nelle relazioni e nella sessualità, nelle dinamiche racchiuse al suo interno, dell’importanza del rispetto, del consenso, parlare di controllo e di come distinguere una relazione sana da una relazione tossica o dipendenza affettiva.

Il tema della salute sessuale, intesa come stato di benessere fisico, emotivo, mentale e sociale, non riguarda solo l’assenza di malattie della sfera sessuale, la salute sessuale e riproduttiva è un importante aspetto della crescita e dello sviluppo, in particolare in età adolescenziale, per evitare che patologie o comportamenti scorretti e dannosi possano compromettere la fertilità ed evitando conseguenze irreversibili.

Tutto ciò contribuisce alla crescita personale dei giovani anche rispetto al riconoscimento e alla gestione delle proprie emozioni, alla costruzione della propria identità per non lasciarli soli ad imparare alcune delle lezioni più importanti della loro vita.

Nell’affrontare i temi legati alla sessualità bisogna tener conto anche di tutte quelle sfumature che la circondano, perchè sessualità è relazione ed è anche affettività. Parlare della sessualità non può prescindere dal considerare quella dimensione legata al riconoscimento, comprensione e gestione dei sentimenti e delle emozioni che si sperimentano, sia nella sfera personale che interpersonale, al trovare delle modalità con cui esprimerli ed entrare in relazione con l’altro.

E’ una educazione alle relazioni, in cui insegnare a chiedersi cosa si vuole da una relazione, a chiarire le aspettative reciproche, a comunicare i propri confini e desideri, a riconoscere e gestire le proprie emozioni, influenzate da molteplici fattori, a promuovere la cura e l’amore per sé stessi e il rispetto per gli altri.

Riferimenti

 http://documenti.camera.it/leg18/pdl/pdf/leg.18.pdl.camera.3100.18PDL0146570.pdf

L’educazione alla parità di genere in Europa
https://laricerca.loescher.it/l-educazione-alla-parita-di-genere-in-europa/

https://it.wikipedia.org/wiki/Educazione_sessuale

Educazione sessuale a scuola: l’esempio dell’Olanda
https://www.centropsy.it/psicologia-clinica/psicologia-clinica-adolescenti/educazione-sessuale-nelle-scuole

UNESCO. https://www.unaids.org/sites/default/files/media_asset/ITGSE_en.pdf

https://www.lindipendente.online/2021/11/24/litalia-ha-un-problema-con-leducazione-sessuale/

https://www.nssgclub.com/it/lifestyle/27877/educazione-sessuale-italia

https://www.lastampa.it/rubriche/podlast/2019/05/28/news/dis-educati-al-sesso-l-insegnamento-negato-nelle-scuole-italiane-1.33705230

https://www.thewom.it/culture/womfactor/educazione-sessuale-scuola-petizione

 http://documenti.camera.it/leg18/pdl/pdf/leg.18.pdl.camera.3100.18PDL0146570.pdf

Per approfondire consulta:

Standard per l’educazione sessuale in Europa Ufficio Regionale per l’Europa dell’OMS e BZgA.

Normativa dell’area Salute riproduttiva anno 2023

12/12/2023 Decreto ministeriale del Ministero della Salute: Rideterminazione della composizione del Tavolo tecnico di approfondimento delle tematiche relative alla procreazione medicalmente assistita (PMA)(pdf, 0.18 Mb)

09/06/2023 DECRETO del Ministero della Salute: Tavolo tecnico di approfondimento delle tematiche concernenti gli stili di vita per favorire la fertilità(pdf, 1.27 Mb)

08/06/2023 DECRETO MINISTERIALE del Ministero della Salute: Tavolo tecnico di approfondimento delle tematiche concernenti gli stili di vita per favorire la fertilità (pdf, 0.28 Mb)

Consulenza Sessuologica ad equipe di educatori handicap adulto

Caterina Amadori

Laurea in Psicologia – indirizzo Clinico e di Comunità; Educatore con handicap adulto presso una Cooperativa Sociale

Consulenza Sessuologica ad equipe di educatori handicap adulto

Il lavoro dell’educatore professionale con l’handicap adulto inserito in strutture residenziali e semi-residenziali, è un’esperienza che coinvolge a 360 gradi. L’educatore assiste e condivide esperienze lavorative, ricreative e di vita familiare con questo tipo di utenza.

L’equipe vede crescere i giovani ed invecchiare gli adulti, essendo presenti nelle diverse tappe evolutive e affiancandoli nello scorrere della vita quotidiana. Questo per spiegare quanto gli educatori possono arrivare a conoscere gli utenti.

Eppure si può notare che comunque, seppur stando sempre attenti ad ogni cambiamento, umore e richiesta, rimangono spesso in ombra alcuni aspetti del disabile. Per questioni che possono essere legate alla cultura, alla religione, alle abitudini, pur notando anche nella disabilità una spinta istintuale, vitale al desiderio, non si tende a soffermarsi sulla sessualità di queste persone, ma la si lascia ai lati della nostra percezione, sfumata e non guardata. Ma i nodi vengono sempre al pettine e può succedere che gli educatori si trovino ad affrontare situazioni ed argomenti nuovi a volte complicati spesso difficili da spiegare e da spiegarsi.

Cosa deve fare, cosa può dire un educatore ad un disabile che gli confessa il suo orientamento sessuale?Come agire se ne scopri un altro a masturbarsi per di più in luogo non consono? Cosa rispondi a chi ti chiede, mentre lo aiuti a mettersi a letto: “come nascono i bambini?”

Questi sono pochi esempi di come può trovarsi spiazzato un educatore, senza parole da poter usare o comportamenti conosciuti da poter mettere in atto. La nostra consulenza in materia di sessuologia diventa quanto mai funzionale e produttiva.

Prestare una consulenza informativa ed educativa all’equipe di educatori e operatori risulta un’esperienza arricchente, di crescita e soddisfacente per le persone coinvolte.

Partendo da un momento fondamentale quale quello di sottolineare quanto la sessualità si esprime e riguarda tanti aspetti della vita e non solo l’atto sessuale in sé, proseguire facendo riflettere sui propri limiti e tabù nell’affrontare l’argomento per poi riuscire a pensare ai nostri disabili come ad individui sessuali che agiscono la loro personale sessualità. Aiutarli a mettersi di fronte al soggetto liberi da preconcetti e stereotipi, ma cercando di capire come lui esprime il proprio desiderio, la propria affettività. A comprendere ed apprendere modalità di comportamento utili a sostenerlo nel suo personale modo di essere, vivere, conoscere il suo corpo e la sua sessualità che sia espressa con le sole carezze o con la totalità dell’espressione corporea.

Per far meglio comprendere in cosa ci si può imbattere lavorando con i disabili, porto l’esempio di due donne in momenti molto differenti della loro vita e con disabilità diverse.

Il primo caso è una donna affetta da oligofrenia di 23 anni, che attraversa diversi momenti di grave abbandono dall’infanzia fino alla maggiore età a causa anche delle sue difficoltà cognitive, in quanto raggiunge livelli di capacità di pensiero di un bimbo di 10 anni. Passa da una comunità all’altra finché non raggiunge quella attuale. Dall’aspetto molto piacevole e con i sogni e desideri di una bambina, risulta estremamente faticosa da gestire. Ha imparato molto giovane che il suo bell’aspetto le può far ottenere tante cose anche se poi si rilevano fugaci e insoddisfacenti. Utilizza i Social per conoscere persone, per fidanzarsi e poter avere una sua famiglia (come racconta lei), ma incappa sempre in situazioni promiscue e a volte pericolose. Gli educatori e i servizi sociali, sempre attentissimi a tenere basso questo livello di pericolo, vorrebbero riuscire a farle capire che non è il modo giusto per trovare legami affettivi veri e duraturi. Purtroppo la sua condizione rende difficile poterla fare agire in tal senso se non con continui momenti di confronto, spiegazioni e limitazioni di utilizzo del suo cellulare (che per lei è un prolungamento di sé stessa………ha bisogno di essere sempre connessa). E’ una fatica immane, impegno giornaliero a ribadire con lei sempre le poche regole necessarie per evitare situazioni incresciose; con la speranza che con il tempo e la sicurezza che ha trovato in questa comunità possa riuscire a calmarsi e sentirsi sempre più protetta e accolta, a potersi vedere come persona nella sua interezza e non solo un bel corpo spendibile per soddisfare un bisogno immediato ma un corpo legato al suo pensiero, alla sua emotività e al suo valore per l’ambiente che la circonda.

Altro caso di una donna di 48 anni, malata psichiatrica, frequenta un centro diurno dall’età di 20 anni. Ha vissuto per la gran parte della sua vita sola con il padre che è stato molto presente e importante per lei. E’ sempre stata una ragazza affettuosa, piena di impegni e che riusciva a gestire diverse relazioni amicali e un fidanzato storico anch’esso utente del centro diurno. Da qualche mese purtroppo è molto cambiata: ha lasciato il fidanzato, non esce più con le amiche, non scrive più post sui Social e fisicamente ha assunto posture rigide e piena di tic facciali, ha difficoltà a seguire l’usuale programma di lavoro e svago del centro diurno. Sembra che l’invecchiamento progressivo del padre, i cambiamenti che si prospettano a seguito di questo e l’insorgere dei primi sintomi della menopausa, tutto ciò l’abbia ammantata di una grande angoscia, bloccandola. Gli educatori, con parenti e psichiatri di riferimento si sono prodigati per cercare di sovvertire questo sua nuova tendenza: cambiando la terapia farmacologica, accompagnandola nei vari momenti di difficoltà giornalieri e sostenendola nell’accettare anche la novità della menopausa. Non aveva chiaro il significato e il perché di questo momento della vita e avendo accanto solo il padre le colleghe educatrici sono state fondamentali in questo. Ci sono stati momenti importanti di accoglienza delle sue paure e delle sue lacune in fatto di menopausa: superare lo spavento dell’assenza delle mestruazioni, la spiegazione che questo è un evento della vita che tutte le donne devono affrontare, la paura di andare in visita ginecologica alla quale è stata accompagnata dalle stesse educatrici. Le stesse hanno espresso il dispiacere di non essere forse state all’altezza di poterle dare tante spiegazioni precise e puntuali su questo avvenimento della vita di una donna.

Per questi motivi l’intervento con una consulenza sessuologica all’equipe di educatori, attraverso lo studio di casi singoli, porterebbe ad una ulteriore e più completa chiave di lettura dell’utente disabile, facendo luce su aspetti nuovi della loro personalità a volte così scarna. Focalizzare lo sguardo su come esprimono l’affettività, su chi indirizzano i loro desideri e che mezzi e comportamenti mettono in atto per esprimersi sessualmente, tenere presente insomma la spinta vitale, il desiderio e gli istinti dei soggetti disabili può amplificare la costruzione dell’immagine e del pensiero che ci costruiamo di loro e aprire nuove strade, nuovi pensieri su nuove modalità d’intervento per gli educatori.

Bibliografia:

G. Rifelli – PSICOLOGIA E PSICOPATOLOGIA DELLA SESSUALITA’, Scione Editore Roma

D. Dettore – TRATTATO DI PSICOLOGIA E PSICOPATOLOGIA DEL COMPORTAMENTO SESSUALE Giunti Editore

G. Castelli, P. Cereda, M.E. Crotti, A. Villa – EDUCARE ALLA SESSUALITA’- PERCORSI DI EDUCAZIONE ALLA VITA AFFETTIVA E SESSUALE PER PERSONE CON DISABILITA’ INTELLETTIVA FrancoAngeli