Quando, alcuni anni addietro, con l’amico professor Carlo Nonnis Marzano, effettuammo uno studio sulla presenza del marito in sala parto, il collega mi riferì che alcuni, entrati in quel luogo, si comportavano come se fossero estranei all’evento e in particolare si soffermavano incuriositi ad osservare le apparecchiature presenti facendo domande sul loro funzionamento.
La sala parto non è certo un luogo tranquillo, ma a fronte del trambusto e della tensione questi volenterosi mariti apparivano tranquilli e interessati a quei macchinari quasi che fossero tecnici apprendisti. La cosa non sorprende: per evitare un coinvolgimento che forse temevano di non poter controllare, dirottavano l’attenzione su settori di campo periferici e di fatto insignificanti.
Ma abbiamo voluto ricordarlo perché una simile modalità comportamentale la si ritrova facilmente anche quando si tratta di sesso e, per ciò che ci riguarda, di sessuologia. Per fare qualche esempio, già Kinsey, che si rammaricava di non aver potuto condurre le sue ricerche tramite l’osservazione diretta, aveva istruito una équipe di 5 ginecologi affinché valutassero la possibile presenza di aree erogene all’interno della vagina stimolando la stessa in più parti con l’ausilio di uno scovolino allo scopo di evitare un contatto diretto dita-mucosa che avrebbe messo a rischio l’integrità morale della volontaria e quella professionale del ricercatore.
I diligenti ginecologi valutarono 900 mucose vaginali soffermandosi ogni volta su 16 punti prestabiliti per un totale di 14.400 pressioni che tuttavia non consentirono di individuare alcuna area eroticamente sensibile o, per meglio dire, alcuna area sensibile allo scovolino… Masters e Johnson, che riuscirono a concretizzare quella osservazione diretta vagheggiata da Kinsey, furono assai più abili ad escogitare strategie diversive (ufficialità e dichiarata scientificità della ricerca, laboratorio appositamente attrezzato, uso del camice bianco, dei guanti e di apparecchiature specifiche, frazionamento dell’evento eroticamente significativo con misurazione della acidità vaginale, dilatazione pupillare, spasmo carpo-podalico, cambiamenti del colore della pelle o delle mucose, ecc.) capaci di impedire il coinvolgimento al punto da poter assistere a 10.000 orgasmi senza subire apparenti conseguenze, anche se, per chi si interessa di ricerca, rimane insoluto l’interrogativo sollevato dal fatto che 7500 di essi erano orgasmi femminili nonostante che il campione comprendesse in egual numero uomini e donne.
Nel leggere il diario delle loro verifiche di laboratorio sembra di incontrare proprio uno di quei mariti tanto disorientato dalla sala parto da improvvisarsi cultore di tecnologia sanitaria: “veniva inserita nella vagina della signora K. una sonda elettronica unita per mezzo di fili a un misuratore di pH. […] Il pH era registrato in successione nei due punti vicino all’entrata della vagina, quindi nei due nel mezzo ed uno all’altra estremità. Dopo una prima registrazione di base, alla signora K era richiesto di masturbarsi. 2.30 minuti dopo veniva inserita di nuovo la sonda elettronica ed era registrata un’altra serie di 5 rilevamenti di pH. Inoltre in questo momento il dottor Masters e la signora Johnson controllavano l’interno della vagina per misurare la quantità di fluido lubrificante secreto; essi riportavano la quantità su di una scala a 5 punti che variava da 1 (molto scarso) a 5 (lubrificazione molto copiosa). […]3 ulteriori serie di rilevamenti di pH e di osservazioni sulla lubrificazione venivano compiute 5 minuti, 7.30 minuti e 10 minuti dopo che la signora K aveva cominciato a masturbarsi. In alcune occasioni le era chiesto di fermarsi mentre si stavano compiendo i rilevamenti; in altre occasioni ella era invitata a continuare senza interruzioni…“
Erano quelli gli anni in cui si preparava la rivoluzione sessuale e quelle ricerche vennero assunte come espressione scientifica di una libertà finalmente conquistata. Con il tempo tuttavia gli iniziali entusiasmi che celebravano la sessualità ludica, hanno ceduto ad una progressiva tecnicizzazione del discorso sessuale che, in omaggio ad una presunta verità scientifica, si è sempre più impoverito delle componenti simboliche, emotive ed erotiche consentendo di affrontare l’argomento senza che si realizzasse un parallelo coinvolgimento affettivo e sessuale. Così assomigliamo sempre di più a quel marito, ai ginecologi che esploravano con lo scovolino le mucose vaginali, a Masters e Johnson che, in camice e guanti, manipolavano genitali e/o misuravano Ph.
Intimoriti forse dal potere demoniaco di fascino e attrazione posseduto dalle cose del sesso si è voluto con la scienza svelare il loro segreto, ma abbiamo smarrito anche il loro significato sacrale e misterico. Viviamo in uno scenario ricco di proposte sessuali: masturbazione, mestruazione, rapporto sessuale, tecniche erotiche, piacere, erotismo, orgasmo sono parte rilevante del linguaggio parlato e illustrato dai media, ma trattiamo di sesso con la stessa naturalezza e asetticità con cui si parla di deodoranti, merendine o detersivi. Così è possibile che alla domanda di un improvvisato intervistatore: “Signora, lei ha mai provato l’orgasmo?” la signora risponda “No.. io.. mi trovo bene con Dixan“.
Marzo/Aprile 1997 –Anno V- n° 2
In “Frammenti di Sesso” CIC, 2005