Titolo III Capo VII Art.46.
“il medico fornirà al paziente ogni utile informazione in materia di sessualità, di riproduzione e di contraccezione. Ogni atto medico diretto ad intervenire sui problemi della sessualità e della riproduzone è consentito i soli fini della tutela della salute della persona, nel quadro delle previsioni legislative.
L’interruzione volontaria della gravidanza è regolamentata con legge dello Stato. Ogni atto mirante alla interruzone della gravidanza, all’infuori dei casi previsti dalla legge, costituisce gravissima infrazone deontologica specialmete se computo a scopo di lucro.
Salvo il pericolo di vita, il medico obiettore di coscienza può rifiutarsi di intervenire nell’interruzione volontaria di gravidanza lasciando ad altro collega l’assistenza del caso”
L’Art.46 che abbiamo voluto citare per intero, è titolato “Informazione sulla sessualità, riproduzione e contraccezione” e appartiene al Codice di Deontologia Medica approvato il 15 Luglio 1989 dal Consiglio Nazionale della FNOMCeO.
Sono trascorsi già cinque anni ma siamo certi che pochi sono i medici che ne sono a conoscenza e soprattutto che non se ne è sufficientemente valutata l’importanza.
E’ importante che sia stata esplicitamente nominata la sessualità evitando la identificazione e la riduzione della vita sessuale ai soli aspetti riproduttivi. In questa maniera la persona viene assunta nella sua globalità di essere sessuato e conseguentemente la sua salute, quella salute a cui è dedicata l’opera del medico, viene a comprendere anche la dimensione sessuale.
E’ importante perché il medico nel provvedere ad una adeguata educazione sanitaria è richiamato alla necesssità di iscrivere in essa anche i temi del vivere sessuale.
E’ importante anche perchè richiama tacitamente la necessità di provvedere a lacune legislative e a vuoti formativi.
L’art.46 infatti fa specifico riferimento alle “previsioni legislative” che sappiamo essere carenti per diversi problemi inerenti la sessualità (si veda ad esempio la sterilizzazione volontaria), ma soprattutto nell’attribuire al medico un ruolo centrale nell’intervento informativo per la salvaguardia della salute sessuale evidenzia la mancanza nel curriculum degli studi universitari di una preparazione specifica. L’essere medico non è purtroppo titolo sufficiente per intervenire in sede clinica e preventiva. Il sapere sessuale si è costituito solo negli ultimi decenni e la sua acquisizione è affidata a rare scuole di specializzazione e perfezionamento che richiedono una motivazione personale e non si pongono come doveroso itinerario formativo.
La salute sessuale è dunque affidata all’iniziativa e alla sensibilità di ciascuno, ma la strada perchè si possa agire rispondendo adeguatamente ai bisogni sempre più numerosi delle persone è ancora lunga da percorrere.
Nel 1975 l’OMS si dedicò specificamente ai problemi della informazione sulla sessualità, nel 1989 è stato approvato il nostro codice deontologico, ma la sessuologia è nata ufficialmente nel 1909, speriamo non dover attendere altri ottanta anni.
Marzo/Aprile 1994 – Anno II – n° 2