Dr.ssa Mara Fantinati
Psicologa Psicoterapeuta
Sessuologa Supervisore EMDR
TRAUMA E REATO. Parte seconda
Preso atto del Modello S.I.R. (R. De Luca, 2001) e considerando la Teoria della Dissociazione Strutturale (Van Der Hart et al.,2010), secondo la quale la personalità del sopravvissuto a un trauma si divide in due parti (Personalità Apparentemente Normale, ANP, e Personalità Emotiva, EP), nella valutazione sia della vittima sia dell’aggressore è quindi fondamentale comprendere il processo traumatico e gli aspetti dissociativi.
Freud aveva coniato il termine COAZIONI A RIPETERE per descrivere le riattualizzazioni traumatiche. Credeva che le riattualizzazioni (RE-ENACTMENT) fossero un tentativo inconscio di controllare una situazione dolorosa, volto a raggiungere il padroneggiamento e la risoluzione de trauma.
Richard Solomon (Università Pennysilvania, 1970) ipotizzò il ruolo delle endorfine nei meccanismi paradossali della dipendenza da atti di sofferenza, considerando che il corpo impara ad adattarsi a tutti gli stimoli e che questo graduale adattamento del corpo determina il raggiungimento di un nuovo equilibrio chimico all’interno del corpo stesso. Pertanto, con il tempo, le persone tendono ad essere più tormentate dalla sofferenza dell’astinenza che dall’attività in sé. Questa teoria, ad esempio, potrebbe spiegare perché alcune persone paghino per essere picchiate o si brucino con le sigarette o siano attratte solo da persone che fanno loro del male. La paura e l’avversione, in modo perverso, si trasformerebbero in piacere.
J.A.Grey (1987) sviluppò la Reinforcement Sensitivity Theory (RST) in cui ipotizzò che la sensibilità della amigdala dipendesse, almeno in parte, dalla quantità di serotonina presente in quella parte del cervello. Bassi livelli di serotonina mostravano animali iper-reattivi a stimoli stressanti (persone traumatizzate) mentre alti livelli di serotonina inibivano il sistema di difesa, diminuendo la probabilità di una risposta aggressiva o di congelamento a possibili minacce (farmacologia Prozac).
B.Van der Kolk e coll. (2015) svolsero una ricerca sottoponendo i veterani del Vietnam a test sul dolore, durante scene di film, con immagini violente. Il risultato fu sorprendente: l’esposizione a 15 minuti di film corrispondeva a 8mg di morfina, pari alla dose per le fratture al torace in PS. Ciò suggeriva che, per molte persone traumatizzate, la riesposizione allo stress potrebbe fornire una sensazione simile alla percezione del sollievo dell’ansia.
Queste ed altre ricerche mostrano il filo conduttore tra i fattori sociali e gli aspetti biologici e psicologici che sviluppano potenziali psicopatologie. Come procedere alla cura?
Il trattamento di personalità devianti e criminali necessita di un intervento integrato tra professionisti e strutture che si occupano della cura e del reinserimento sociale. È necessario pianificare step di intervento che consentano sia di esplicitare la sofferenza appresa nel corpo sia di rielaborare ricordi traumatici, che tendono ad essere riattivati negli agiti violenti. L’obiettivo del trattamento è ampliare la finestra di tolleranza dello stress percepito, al fine di esprimere un comportamento manifesto adeguato alle situazioni e coerente con la possibilità di adattarsi alle regole della comunità.
La psicoterapia, individuale e di gruppo, consente sia di esplicitare e recuperare frammenti di memorie
traumatiche da elaborare sia di apprendere e sperimentare nuove abilità sociali, per accrescere la flessibilità della risposta esplicita e la resilienza. La comprensione dei processi multifattoriali, che hanno condotto la personalità a compiere un reato e la possibilità di adattarsi a nuove esperienze funzionali di vita, consente di accompagnare l’aggressore e la vittima verso la possibilità di perdonare l’accaduto. Questa forma di processo di giustizia è definita riparativa e sta muovendo i primi passi, in questi ultimi anni, in Italia e nel mondo. Consentire una maggiore comprensione dei fattori biologici, psicologici e soprattutto sociali che innescano i comportamenti potenzierà l’efficacia dei percorsi di cura e la possibilità di osservare una evoluzione cooperativa della società.
Bibliografia.
De Luca R. (2001) ‘Anatomia del serial killer’. Giuffrè Editore, Milano.
Gray J.A. (1987)’The Psychology of fear and stress (2nd ed.). Cambridge: Cambridge University Press.
Van Der Kolk B. (2015) ‘Il corpo accusa il colpo.’ Raffaello Cortina Editore, Milano.
Van Der Hart O.et al. (2010) ‘Dissociation of the personality in complex trauma -related disorders and
EMDR: theoretical consideration. Journalof EMDRpractice and research, 4(2):76-92.
Van Der Hart O. et al. (2011) ‘Fantasmi nel sé. Trauma e trattamento della dissociazione strutturale. Milano:
Raffaello Cortina.