MARCO FALSETTI
Psicologo e Consulente Sessuale
LA POSITIVITA’ DEL SESSO: IL MOVIMENTO SEX POSITIVE
Quella cosa che tutti fanno, ma che ancora ad oggi, non tutti si sentono liberi di poter condividere: il sesso e la propria sessualità. Senza entrare nell’intricato dedalo dalle mille sfaccettature di questa tematica così vasta ed ampia, si potrebbe partire dai diritti sessuali che ogni individuo ha, sanciti anche in questa definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità “Uno stato di benessere fisico, emotivo, mentale e sociale legato alla sessualità; non riducibile all’assenza di malattia, disfunzione o infermità. La salute sessuale richiede un approccio positivo e rispettoso alla sessualità e alle relazioni sessuali, così come la possibilità di avere esperienze sessuali piacevoli e sicure, libere da coercizioni, discriminazioni e violenza. Per far sì che la salute sessuale venga raggiunta e mantenuta, i diritti sessuali di ognuno devono essere rispettati, protetti e soddisfatti”.
E’ anche sulla scia di questa formalizzazione che nasce il movimento Sex Positive che mira in primis ad una cultura della consapevolezza sessuale, partendo proprio dai diritti fondamentali che vi sono alla base. Per poter meglio comprendere quali siano questi diritti, è necessario innanzitutto vedere il sesso come un’azione consensuale nei confronti di se stessi o del partner. L’americana Emily Nagoski, educatrice e ricercatrice nel campo della sessuologia, ha stilato un modello in cui riconosce quattro tipi di consenso: consenso entusiastico che nasce da un movimento eccitatorio e spontaneo verso il sesso con il partner; consenso volontario come, ad esempio, quando si ritiene che il desiderio verso il sesso nascerà dopo l’inizio del rapporto; consenso involontario che si mette in atto quando si temono le conseguenze nel negarsi all’atto sessuale, ed infine il consenso sotto costrizione che indica una condizione in cui il soggetto è a tutti gli effetti obbligato in maniera coatta a subire il sesso sotto costrizione o minaccia. Potremmo quindi dire che essere sessualmente liberi, prima di tutto, è proprio libertà nella scelta poiché, contrariamente ai primi due tipi di consenso, gli ultimi due tipi, rientrano in una condizione di vera e propria violenza sessuale.
Ma il movimento del Sex Positive non vuole spingere solo a vivere il sesso attivamente e in maniera consensuale ma anche nella ricerca e nella conoscenza del proprio piacere nel rispetto dei gusti, dei limiti, della curiosità e delle regole che ciascuno costruisce e che potrà arricchire, cambiare e modificare nel corso della sua vita. Sembrerebbe un’ovvietà, ma questo è il primo passo fondamentale per non essere nella rigida monoliticità degli stereotipi, delle etichette, dei tabù e delle fobie che popolano la nostra società in quest’ambito. Tra le tante che si possono citare, il Sex Positive pone a creare una cultura che possa indebolire considerevolmente ciò che è conosciuto come allonormatività ovvero che tutte le persone, indistintamente, debbano necessariamente provare attrazione sessuale. Proprio in virtù dei diritti e delle libertà sopra citate, non deve mancare anche il non desiderio, la non pulsione e la non attrazione verso il sesso senza che ciò faccia sentire l’individuo sbagliato, anormale, malato. Questo è uno stigma sociale frequentemente sottovalutato ed ignorato poiché non viene riconosciuto come tale alimentandone la sua falsa credenza.
Sempre contro i pregiudizi e i bias cognitivi, il Sex Positive condanna qualunque forma di shaming (che infatti si può tradurre con quel senso derivante dal sentirsi in colpa, dalla vergogna o dall’essere stigmatizzati) come ad esempio il kink-shaming ovvero additare i gusti sessuali di una persona facendola sentire inadeguata o lo slut-shaming che consiste nel far sentire colpevolizzata la donna nel suo comportamento sessuale, nelle sue scelte e persino nel modo di truccarsi o vestirsi. Entrambi questi fenomeni, così come l’allonormatività, hanno come comun denominatore, quelli di essere pregiudizi (o fobie) che condannano tutto ciò che non è ritenuto moralmente o socialmente accettabile. Il Sex Positive si domanda che cosa sia ritenuto moralmente e socialmente accettabile promuovendo una cultura della conoscenza inclusiva e consapevole.
I modelli errati della normatività non sono solamente radicati da tempo nella nostra cultura, ma anche in maniera relativamente recente e sempre più dilagante, attraverso l’industria del porno. I falsi miti e le aspettative, la fiction di un prodotto d’intrattenimento che viene confuso con la realtà, rischiando di diventare disfunzionale. Una quantità sterminata di filmati con messaggi di questo tipo indubbiamente plasmano e modificano l’idea del sesso e della sessualità, confondendo la prestazione con la relazione e l’eccezione con la norma. Ecco perché il Sex Positive vorrebbe una pornografia etica: lontano dalle censure o dalle demonizzazioni, il movimento spinge affinché vi sia la divulgazione di una pornografia maggiormente realistica (nei corpi, nelle taglie, nelle dinamiche e nei comportamenti) e una pornografia educativa affinché possa fungere da strumento per una corretta educazione sessuale. Non va dimenticato che la pornografia etica include in primo luogo tutti i sex workers, non solo impiegati nell’industria del porno, le loro condizioni di lavoro, i loro diritti, le regolarizzazioni e le tutele.
Ed è proprio sulla tutela, la protezione e la sicurezza per se stessi e per il partner, che il Sex Positive pone ancora attenzione. Promozione della prevenzione contro le m.s.t., corretta informazione sulla contraccezione e la possibilità di vivere ogni pratica sessuale come consapevole, libera e sicura.
E’ qualcosa di più di un galateo o di un’etichetta della sessualità, qualcosa che va oltre le categorizzazioni e le classificazioni. E’ il movimento che potrà aiutare nell’ accettazione, nell’inclusività e nella conoscenza di sé e dell’altro, nella costruzione di un’autostima solida su cui poggiare le basi del proprio corpo e delle proprie emozioni per una cultura del piacere di essere.