22 - 12 - 2025

Ilenia Fabbri

Psicologa e sex counselor

“Lo scopo della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità è promuovere, proteggere e garantire il pieno ed uguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità, e promuovere il rispetto per la loro intrinseca dignità. Per persone con disabilità si intendono coloro che presentano durature menomazioni fisiche, mentali, intellettive o sensoriali che in interazione con barriere di diversa natura possono ostacolare la loro piena ed effettiva partecipazione nella società su base di uguaglianza con gli altri” (Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, 2009).


Due sono le cose interessanti di questo estratto: la prima è l’accento che viene messo sulle barriere sociali, che evidenziano la disabilità come una condizione non assoluta, in quanto relativa agli impedimenti imposti dalla società; la seconda è che la presente Convenzione parla di tutti i diritti umani, quindi anche di tutti i diritti riguardanti la sessualità. Di conseguenza, parlare di sessualità comporta affermare che tutte le persone, libere da coercizione, discriminazione e violenza, incluse quelle disabili, hanno diritto a: ottenere il più alto livello possibile di salute sessuale, compreso l’accesso ai servizi di cura della salute sessuale e riproduttiva; ricevere un’adeguata educazione sessuale; scegliere un partner; decidere se avere relazioni sessuali consensuali, soddisfacenti, sicure e piacevoli; decidere se e quando sposarsi e se e quando avere bambini.
Quando è presente una disabilità, è da tenere a mente che le differenze individuali, le caratteristiche familiari, i fattori genetici e l’ambiente hanno un grosso impatto nel vivere la propria sessualità e la propria vita in autonomia.
Oggi c’è un riconoscimento istituzionale riguardo alla sessualità delle persone diversamente abili e viviamo in una società “ipersessualizzata” (il “sesso” infatti lo possiamo trovare ovunque: televisione, internet, cartelloni pubblicitari, riviste, etc), nonostante questo è ancora presente una sorta di atteggiamento fobico e difensivo nei confronti della sessualità quando si tratta di persone con disabilità.
Affrontare il tema della sessualità nella disabilità significa, infatti, abbattere contemporaneamente tre tabù: il tabù della sessualità, il tabù della disabilità e il tabù della sessualità legata alla disabilità. Questi tabù sono alimentati e, allo stesso tempo alimentano, stereotipi, pregiudizi e stigma sociale.
Dai media possiamo vedere rappresentate le persone disabili in una dicotomia: o come soggetti svantaggiati, emarginati e membri passivi, che suscitano un sentimento di compassione; oppure come soggetti comici ed eroici, con un atteggiamento positivo nei confronti della loro identità. Al contrario, ogni persona possiede una grande varietà di aspetti e caratteristiche personali.
Ci sono inoltre, stereotipi e pregiudizi che accompagnano la visione pubblica della sessualità delle persone con disabilità: spesso sono asessuate, non sono mai omosessuali, se la disabilità è cognitiva non comprendono i rapporti sessuali, se la disabilità è fisica non riescono a soddisfare i propri desideri, non hanno possibilità o diritto di avere relazioni amorose o crearsi una famiglia e ricevere un’adeguata educazione sessuale potrebbe “mettergli in testa cose che altrimenti non penserebbero”.
Questi sono stereotipi e pregiudizi non corrispondenti alla realtà, anzi, contrariamente all’immagine comune, alcuni studi evidenziano come gli adolescenti con disabilità percepiscano e mostrino gli stessi problemi dei coetanei e come i comportamenti sessuali socialmente inappropriati, quando presenti, non siano dovuti tanto alla disabilità, ma alla mancanza di un’educazione sessuale.
Quindi non si può pensare alla piena realizzazione delle persone diversamente abili, che tanto si cerca di raggiungere, senza un cambiamento culturale, cercando di abbattere questi stereotipi e pregiudizi.
Quando si parla di educazione sessuale è bene tenere conto che le conoscenze non danno comportamenti sessuali aggiuntivi, semmai è l’ignoranza che genera timori, infatti se si è informati si è in grado di reagire in modo adeguato alle diverse situazioni. Inoltre i desideri sessuali non possono essere repressi, ma devono essere guidati e un comportamento accettato e ben orientato presenta meno rischi di quando viene vietato. Quindi una migliore qualità della vita di tutte le persone, ma in particolare delle persone con disabilità, si potrebbe fondare su un’adeguata educazione sessuale ed affettiva che tocchi gli argomenti tra cui il corpo e i suoi cambiamenti, la relazione con l’altro, il consenso, il rispetto, la masturbazione, la procreazione e il rapporto di coppia.

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