L’attività sessuale non sembra registrare negli ultimi tempi particolari fortune. Mentre la stampa quotidiana insiste sugli impotenti nostrani – sarebbero 2 milioni, ma in maniera arbitraria e discutibile viene conteggiata anche la terza età – si scrive anche che il 30% dei giovani soffre per la brevità dei rapporti ed è di frequente riscontro l’affermazione che il 30-50% delle donne sono frigide, si dice che aumentano i matrimoni bianchi mentre di certo calano le gravidanze nonostante che il nostro Paese utilizzi gli anticoncezionali meno sicuri (bassa percentuale nell’uso della pillola ed elevata predilezione per il coito interrotto). Senza dimenticare i limiti che il sesso sicuro ha imposto ad una certa disinvoltura forse più immaginata che reale. Inoltre si insiste sulla possibilità di recuperare la funzione erettile con ripetuti interventi promozionali che propongono iniezioni, pillole e ingrossamenti/allungamenti del pene quale miglior rimedio per la svirilità dilagante.
Non crediamo alla obiettività e veridicità dei numeri, ma al loro valore magico, alla facilità con cui possono essere manipolati e ai messaggi che con essi si vogliono trasmettere per cui, aldilà delle percentuali, pensiamo che si vada sempre più diffondendo l’opinione che di sesso se ne parla molto, ma poi non se ne fa nulla.
In fondo all’argomento sesso stiamo trovando una sessualità denaturata dal linguaggio dei tecnici, impoverita dalla disfunzione erettile od orgasmica, svilita dai presidi farmaco-chirurgici e, in definitiva, allontanata sempre più dai suoi riferimenti simbolici.
Un mea culpa dovrebbe forse essere recitato innanzitutto da noi, che sul sesso abbiamo voluto costruire un sapere e una professionalità e di certo quanto viene detto e scritto da oltre un secolo, ha contribuito a mantenere un interesse e a favorire conoscenze che negli ultimi due decenni hanno trovato nei mass media una cassa di risonanza ad elevato potere di amplificazione che, se da un lato può aver favorito una presa di coscienza individuale sul proprio essere sessuati, dall’altro ha ridotto la sessualità parlata ad un argomento alla moda. E le mode, stancano: già qualche anno addietro, in omaggio al nuovo e per contrastare la noia del tutto sesso, abbiamo assistito al tentativo di riportare alla moda la castità e oggi sembra diventare di moda l’astinenza, magari forzata da qualche deficit erettile o dalla sempre presunta frigidità.
Ma è proprio vero che siamo così mal ridotti? L’osservatorio di chi come noi contatta quotidianamente persone che lamentano disturbi sessuali non è certo il più adatto per poter trovare una risposta attendibile e i numeri se da un lato sembrano cancellare ogni ansia conoscitiva fornendo la certezza di una precisa quantificazione, sono spesso trappole delle quali si rimane facilmente e, in qualche caso, involontariamente vittime.
Indubbiamente la tipologia della domanda sessuologica è cambiata, con maggior frequenza le persone si presentano in coppia e gli uomini sono più preoccupati della brevità dei loro rapporti. Non solo, ma negli ultimi dieci anni si è andata diffondendo la costituzione di centri andrologici e possiamo pensare che la domanda sia oggettivamente aumentata, ma ciò non necessariamente corrisponde ad un aumento reale delle disfunzioni.
Probabilmente stiamo attraversando un momento in cui viene ad essere evidenziata l’inadeguatezza del maschio per lungo tempo nascosta e protetta, come del resto sono state per lungo tempo nascoste e protette le sue nudità. I messaggi sembrano comunque voler avere sempre un contenuto protettivo: della impotenza maschile se ne parla diffusamente, ma a quei discorsi si associa costantemente la notizia di presidi terapeutici con i quali essa può essere felicemente contrastata. Così scopriamo la svirilità nel momento stesso in cui scopriamo la possibilità di un suo recupero e poco importa se si tratta di ottenere erezioni con artifici diversi, ciò che conta è difendere la mascolinità.
E le donne? Si dice fin dall’inizio del nostro secolo che il 50% è frigida, ma nei nostri ambulatori sono solo un quinto della popolazione maschile; si tratta della consueta condanna del piacere che lo nega in particolare alla donna e rende quindi normale ed auspicata la disfunzione o è un’altra percentuale presunta o inventata? La risposta è per ora impossibile, dobbiamo forse attendere qualche farmaco pro-orgasmo per conoscere, unitamente ai suoi magici effetti, quanto anche la femminilità è compromessa.
Gennaio/Febbraio 1996 –Anno IV- n° 1
In “Frammenti di Sesso” CIC, 2005