14 - 08 - 2025

Teresa Isabel Romero Velasquez

Laurea Magistrale in Psicosessuologia Clinica

La Devianza “Contraffatta”

Le persone con disabilità intellettiva (DI) e/o autismo (DSA) che presentano comportamenti sessualmente problematici hanno gli stessi diritti di coloro senza una disabilità neurologica o cognitiva. Possono avere bisogni spesso più complessi, con maggiore necessità di supporto ed essere maggiormente a rischio sia di subire abusi che di commettere reati a sfondo sessuale. Quando questi comportamenti sessuali problematici incontrano il sistema giudiziario, avvocati, psicologi, e giudici coinvolti nei casi spesso valutano e condannano senza un’approfondita comprensione della DI o condizione autistica dell’accusato, o di come questa sia correlata alla condotta, o le probabilità di futuri reati.

E’ importante evidenziare che diversi fattori di rischio trovati nella letteratura scientifica sui sex offenders, sembrano di pari rilevanza anche per gli offenders con DI o DSA. Tali fattori potrebbero cadere negli ambiti dell’ interesse sessuale, distorsioni cognitive, funzionamento socio-affettivo e capacità auto regolativa. Ci sono evidenze di autori di reati a sfondo sessuale con DI che nonostante la loro disabilità, dimostrano eccellenti capacità sociali, comprensione delle tematiche sessuali e sono capaci di pianificare il loro comportamento offensivo con grande premeditazione.

Esistono anche tanti casi in cui non è possibile identificare impulsi parafilici dietro il comportamento del perpetratore con DI o DSA, oppure si dimostrano mancanti le capacità e intenzioni predatorie, criminali e manipolative. Questi reati potrebbero essere il risultato  di diversi fattori, come la scarsa conoscenza in ambito sessuale, alta ingenuità socio-sessuale e limitate opportunità per stabilire rapporti sessuali, piuttosto che una preferenza o inclinazione verso una sessualita inappropriata o fantasie parafiliche. Gli interventi in questi casi dovrebbero concentrarsi su questioni educative e sviluppo psicosessuale piuttosto che tararsi su una sessualità predatoria o criminale.

Rimane importante sottolineare  che non ci sono evidenze che indicano come una DI possa aumentare il rischio di commettere reati. Non ci sono studi che dimostrano che individui con DSA commettano più frequentemente abusi sessuali violenti, come aggressioni o stupri. Nonostante ciò, alcune ricerche hanno trovato rilevanti fattori di vulnerabilità innata che aumentano il rischio dei DSA di finire sotto accusa, come deficit nella teoria della mente e ingenuità sociale. Esempi di comportamenti sessuali problematici legati a questi fattori che potrebbero facilmente risultare in situazioni legalmente compromettenti sono: toccare/ baciare uno sconosciuto, denudarsi in pubblico o perseguire insistentemente (stalking) un interesse romantico.

Per individui con DI e/o DSA, la condotta sessuale scorretta può derivare da una mancanza strutturale di privacy, da una scelta inappropriata del partner, da un corteggiamento inappropriato, da una mancanza di conoscenze sessuali, sociali o di formazione morale, da una storia di apprendimento disadattivo, o da effetti medici o farmacologici. Per tali casi, è stata introdotta nel 1991 da Hingsburger, Griffiths e Quinsey la teoria della “devianza contraffatta”, al fine di valutare la natura di un reato sessuale commesso da una persona con disabilità intellettiva e differenziarlo clinicamente da un comportamento parafilico. Nel Manuale Diagnostico della Disabilità Intellettiva, pubblicato anch’esso dall’American Psychiatric Association (come il DSM-IV), in collaborazione con la National Association for the Dually Diagnosed, la devianza contraffatta è una diagnosi differenziale per la parafilia.

Mentre l’autismo non è classificato come una DI a causa della frequente presenza di un’intelligenza da media ad alta, esiste una sovrapposizione significativa tra casi di DI e DSA, in particolare rispetto ai deficit simili nelle funzioni adattive e nelle capacità di socializzazione (non escludendo la possibile comorbidità di DSA e DI). Questa sovrapposizione rende il concetto di ‘devianza contraffatta’ applicabile sia alla DI che ai DSA, poiché il QI non ha alcuna reale incidenza su varie difficoltà di adattamento sociale.

Nella teorizzazione iniziale relativa ai comportamenti sessuali inappropriati di individui con disabilità intellettiva, mascherati da parafilia, senza però le specifiche pulsioni sottostanti, sono state avanzate undici ipotesi volte a comprendere tanto l’individuo quanto il sistema in cui questo vive. Molte di queste ipotesi possono essere facilmente applicate anche ai DSA, ma è particolarmente rilevante sia per DI che per DSA l’ipotesi del vuoto morale. Questa prende in considerazione i valori diffusi nella società in materia di sessualità, e le esperienze di molte persone con disabilità intellettive e come potrebbero non aver acquisito dei riferimenti in base ai quali giudicare il proprio comportamento o quello degli altri. A volte le persone con disabilità intellettive, pur non essendo del tutto inconsapevoli riguardo al fatto che il loro comportamento sia inappropriato, non hanno interiorizzato quanto esso sia contrario alle convenzioni della società. Alcuni non hanno imparato né l’apprezzamento per l’autocontrollo riguardo al loro comportamento sessuale, né l’importanza di sviluppare relazioni appropriate in linea con i costumi sociali, indicando chiaramente la necessità di valutare la comprensione che l’individuo ha delle leggi e delle regole sociali.

L’introduzione della teoria della devianza contraffatta non è e non ha mai voluto essere un tentativo di spiegare tutti i comportamenti sessualmente offensivi delle persone con disabilità intellettive, o di asserire che le parafilie/comportamenti parafilici non possono verificarsi in popolazioni con disabilità intellettive o autismo, come chiarito dagli stessi autori del concetto in un articolo di rivisitazione del 2013. Tuttavia, non esiste alcuna variabile che possa rendere conto in toto di un comportamento sessuale inappropriato o offensivo. Una valutazione e una comprensione approfondita della gamma di eziologie e motivazioni primarie alla base dei comportamenti sessuali inappropriati commessi da persone con disabilità intellettive o autismo possono favorire lo sviluppo di metodi di prevenzione e trattamenti efficaci, mettendo in evidenza la necessità di un modello bio-psico-sociale per le persone con disabilità intellettive o autismo che commettono reati sessuali.

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