17 - 09 - 2019

di Antonio La Torre

La protesi peniena è un dispositivo che si impianta attraverso un intervento chirurgico in pazienti con deficit erettile di tipo organico e per i quali non sono efficaci le terapie farmacologiche.

L’impianto consente di mantenere la sensibilità peniena e l’orgasmo, che pertanto rimangono anche dopo l’intervento chirurgico. L’ eiaculazione è possibile se le vescicole seminali sono presenti e funzionanti; nel caso ad esempio di deficit erettivo conseguente a chirurgica radicale per il tumore della prostata in cui le vescicole sono state asportate, l’ eiaculazione sarà impossibile anche dopo l’applicazione della protesi.

Esistono diversi tipi di protesi peniene. Schematizzando, esse possono distinte in protesi “non-idrauliche” e “idrauliche”.

Le protesi non-idrauliche, anche dette semirigide, comprendono diversi tipi di protesi, tra cui in particolare quelle malleabili.

Le protesi malleabili sono costituite da due cilindri di consistenza costante che producono un’erezione di rigidità sufficiente a consentire la penetrazione e tale da permettere la flessione manuale del pene: il paziente può quindi modellare e posizionare il pene nella direzione desiderata grazie ad una semplice flessione della protesi.

Le protesi idrauliche oggi maggiormente utilizzate sono quelle a tre componenti: sono composte da due cilindri gonfiabili che si inseriscono all’interno del pene (in particolare nei due cosiddetti“corpi cavernosi” del pene), da una piccola pompa (che ha la funzione di dispositivo di attivazione del funzionamento della protesi) sistemata nello scroto (il sacco cutaneo che contiene i testicoli) e da un serbatoio (contenente del liquido) che si inserisce nell’addome, in genere nello spazio pre-vescicale sovrapubico. L’erezione viene attivata dal paziente stesso, attraverso l’attivazione della pompa che convoglia il liquido dal serbatoio nei cilindri posti nei due corpi cavernosi che quindi in questo modo si gonfiano.

Il funzionamento delle protesi idrauliche necessita quindi di una buona comprensione del meccanismo e di una buona manualità, visto che attraverso l’ attivazione della pompa si deve favorire il riempimento dei cilindri con il liquido presente nel serbatoio, ottenendo così la conseguente rigidità del pene. Lo stesso paziente dovrà poi attivare il meccanismo contrario al termine dell’ utilizzo, consentendo al liquido di rientrare nel serbatoio e facendo quindi ritornare il pene allo stato di riposo. L’erezione può essere quindi mantenuta per il tempo desiderato.

Un importante aspetto delle protesi del pene, è il consenso che il paziente dovrà esprimere al chirurgo che lo opererà, e sul quale andranno riportati pedissequamente i rischi legati a questo tipo di chirurgia, che dovranno essere sviscerati in tutti i loro aspetti, pena l’insoddisfazione e il contenzioso.

Tra le informazioni da fornire al paziente è necessario ricordare che si tratta di un intervento irreversibile poiché durante l’intervento chirurgico si asportano tessuti penieni. Sarà importante anche una valutazione sessuologica del paziente, soprattutto nei casi in cui le aspettative del paziente risultino esagerate e non realistiche, sia sotto il profilo estetico che funzionale (ad esempio, la protesi non allunga il pene e non aumenta il desiderio).


Bibliografia:

Dehò F.: “Disfunzione erettile: cosa fare quando i farmaci non funzionano?”, Io Uomo, n. 2, pag. 9, 2017, disponibile on-line al seguente indirizzo: http://www.andrologiaitaliana.it/upload/content/docs/iouomo_2_numero_2017.pdf (accesso del 10 luglio 2019).

Bettocchi C., Sebastiani F.: “Le protesi peniene soddisfano pienamente?” Io Uomo, n. 2, pag. 10, 2017, disponibile on-line al seguente indirizzo: http://www.andrologiaitaliana.it/upload/content/docs/iouomo_2_numero_2017.pdf (accesso del 10 luglio 2019).