ANNA PASOLLI
dottoressa in Psicologia di Comunità, della Promozione del benessere e del Cambiamento Sociale
IL GRANDE ASSENTE: IL PIACERE SESSUALE
Parlando di educazione sessuale nelle scuole, le persone istintivamente pensano alle infezioni sessualmente trasmissibili (IST), alle gravidanze indesiderate e all’astinenza. Quando invece si parla di “sesso” e sessualità in altri contesti più probabilmente verranno citati concetti legati al desiderio e al piacere. Insomma, quando tra adulti si parla di sesso è evidente che lo si fa perché bello e piacevole, ma quando ne si parla agli adolescenti si tende a sottolinearne le problematicità e mettere loro paura sperando che evitino condotte pericolose. Questo è frutto di influenze culturali conservatrici, che hanno formalizzato credenze del tipo “se mio figlio sente parlare di sesso vorrà farlo prima del tempo” o “la paura delle malattie farà in modo che si astengano”. In realtà, nessuna di queste credenze ha un fondamento scientifico; anzi, gli approcci del tipo “sola astinenza” proposti in America sono stati dichiarati inefficaci se non addirittura dannosi. Inoltre, la ricerca ha recentemente evidenziato alcuni motivi per i quali integrare il discorso riguardo al piacere all’interno dell’educazione sessuale potrebbe non solo non essere dannoso, ma bensì contribuire a risultati positivi per la salute sessuale.
In primis, il tema del piacere sessuale è strettamente connesso a quello della parità di genere: molte donne sono abituate a mettere in secondo piano il loro piacere o a concepirlo come “extra”, qualcosa di non atteso. Quindi, molte donne si abituano all’idea che sia il piacere del partner di genere maschile quello da ricercare all’interno di un rapporto. Questa credenza può portare, ad esempio, a situazioni in cui il partner chiede di avere un rapporto senza preservativo “per provare di più”, a cui le donne acconsentono accettando un certo rischio di IST e gravidanze indesiderate che potrebbe compromettere la loro capacità di rilassarsi e godere del rapporto in sicurezza. Cosa succederebbe se invece insegnassimo a queste donne che il piacere sessuale è un diritto e non una cosa rinunciabile? Potrebbe aumentare la loro abilità di negoziare il sesso sicuro: se l’ansia per le IST e la possibilità di gravidanze indesiderate oscurasse ogni possibile piacere, che senso avrebbe accettare comunque? Questa è una delle domande alle quali la ricerca sta cercando di rispondere avendo fiducia nel fatto che l’equità di genere in ogni sua forma, anche quella legata al discorso del piacere sessuale, possa portare le donne a negoziare il sesso sicuro in maniera più assertiva ed efficace. In questo senso, inserire il piacere femminile all’interno dell’educazione sessuale nelle scuole potrebbe correggere queste narrazioni distorte e stereotipate riguardo alla sessualità delle donne.
Il secondo motivo è legato all’uso del preservativo. Molti adolescenti sono convinti che il loro utilizzo possa influire negativamente sul loro piacere, mentre molti altri, pur non provando su sé stessi queste percezioni, sono convinti che il loro partner possa pensarla in questo modo. È evidente come durante l’adolescenza, momento in cui l’importanza della relazione può di gran lunga superare quella della salute, non sia possibile convincerli a usare protezioni solamente tramite la paura di IST e gravidanze indesiderate. Risulterebbe molto più utile discutere con loro del tema del piacere e delle loro credenze riguardo alle relazioni interpersonali (per es., pensano che il rifiuto di un rapporto non protetto possa portare al disinteresse dell’altra persona?), rispondere ai loro dubbi e permettergli di valutare problematicità e benefici delle protezioni. Si potrebbero esporre i vari tipi di preservativi disponibili, così come le possibilità offerte da oggetti e altri tipi di stimolazione oltre alla penetrazione eterosessuale. Inoltre, è necessario diversificare il discorso per coloro che appartengono alla comunità lgbt+: è evidente come in questo caso la paura delle gravidanze indesiderate possa essere poco saliente, mentre potrebbero invece essere rilevanti altre sfumature relazionali non tipicamente considerate in un contesto eteronormato.
In conclusione, va ricordato che affinché l’educazione sessuale sia efficace, essa deve essere il più possibile inclusiva e accogliente nei confronti delle diversità ed essere il più attinente possibile alla realtà vissuta dai ragazzi. Parlare del piacere sessuale dovrebbe servire proprio a questo: offrire agli adolescenti uno spazio sicuro all’interno del quale esprimersi riguardo a un aspetto della sessualità altamente saliente per loro e che può avere influenze su altri aspetti della salute sessuale.