di Nunzia Melchiorre
La Sessualità nei miti
Il mito, secondo alcuni, è un racconto che esprime, sotto una forma poetica, il contenuto inconscio dell’anima di un popolo. Questo racconto, secondo i casi, assume un significato psicologico religioso o filosofico.
Dunque il mito può essere considerato un prodotto della storia vera, ma deformata dalla serie successiva delle trasmissioni, o volontariamente nascosta sotto travestimenti letterari.
Il mito di Edipo
Giocasta è la sposa di Laio, re di Tebe, dal quale ha un figlio, il futuro Edipo.
Un oracolo predice, secondo Sofocle, che il figlio, che nascerà da Giocasta, ucciderà il padre; secondo Eschilo ed Euripide, invece, che egli sarà la causa della rovina della sua casa. Si decide allora di sbarazzarsi del neonato che potrebbe creare dei problemi (primo crimine: Abbandono del bambino) e lo si abbandona dopo avergli trapassato le caviglie con una cinghia (Edipo = Piede gonfio) viene salvato da un pastore che lo porta a Corinto. Qui Edipo viene allevato alla Corte del Re. Divenuto adulto decide di recarsi a Tebe per sconfiggere la Sfinge a cui gli abitanti della città dovevano sacrificare, ogni anno, sette fanciulli e sette fanciulle. Nessun guerriero era riuscito a sconfiggerla fino ad allora e liberare Tebe da tale flagello. Nel suo viaggio, quasi alle porte di Tebe, Edipo incontra Laio (il padre), il cui araldo Poliplate gli uccide il cavallo che non era stato lesto a ritrarsi dalla strada al passaggio del re (seconda offesa: provocazione del figlio divenuto adulto). Edipo, infuriato, uccide il padrone e il domestico (terzo crimine: omicidio del padre), arriva a Tebe, in lutto, dove è già arrivata la notizia. Si reca nel palazzo dove dimora la Sfinge (figura materna che divora i figli). Risolve l’enigma posto a coloro che la sfidano. La Sfinge si suicida (quarto crimine indiretto: contro la madre). Divenuto eroe nazionale sposa la regina Giocasta, sua madre vedova a causa sua (quinto crimine: incesto); da questa ha quattro figli: Eteocle, Polinice, Antigone e Ismene.
Questa leggenda, come è noto, ha dato il suo nome al famoso “Complesso di Edipo” che esprime un particolare stato d’animo che nasce nel bambino nel momento in cui si accorge che la madre, figura nutrice e oggetto di desiderio “appartiene” al padre che interviene sempre di più nell’educazione. In realtà la leggenda è molto più ricca di insegnamenti psicologici; il primo crimine viene commesso dai genitori (abbandono del bambino per paura del futuro) e ripetuto dagli stessi nell’adolescenza (provocazione – minacce). Il terzo crimine (ribellione verso il padre) apre la strada alla realizzazione del quarto (incesto); di questo però il soggetto non ne è cosciente. Giocasta è desiderata in quanto Regina e forse come donna ma non come madre.
Il crimine principale viene dunque commesso dalla madre. È lei che accetta che venga ucciso il figlio (alla nascita) per salvare il marito, la famiglia, la città. L’Edipo della leggenda rappresenta il 2 crimine dell’abbandono da parte della madre, prima di essere quello della ribellione di ogni giovane nella pubertà.
È molto poco un crimine a sfondo sessuale. Edipo uccide il padre senza sapere chi è, prima di sposare Giocasta che sposa senza sapere che è sua madre e probabilmente senza grande entusiasmo: «Tebe mi ha dato, mio malgrado, questa sposa che è stata la mia disgrazia» ma il Mito va più lontano: Creonte zio di Edipo, lo manda in esilio; accompagnato dalle figlie Antigone e Ismene. Edipo giunge vicino alle grotte delle dee della Terra, dove deve essere sepolto per proteggere Atene. Si rivolge a queste divinità, «regine dall’aspetto terrificante»,« spaventose dee» e questo timore corrisponde a quando c’è nell’uomo di larvato, di primitivo, di remoto, alla paura dell’ignoto alla paura delle origine.
Per la successione, una guerra contrappone Teocle e Polinice che si erano rifiutati di aiutare il padre: i due fratelli muoiono e Creonte ordina di seppellire Teocle e non Polinice. Antigone si ribella e rende a Polinice le onoranze funebri, ma viene sepolta viva in una grotta, la stessa fine di suo padre che lei cerca di raggiungere così nella morte.
Antigone paga con la vita la ribellione della donna contro l’uomo, della nuova generazione contro quella precedente; difende anche l’importanza dei legami di sangue e il diritto dell’uomo a ritornare alla terra (importanza della sepoltura).
Bibliografia:
Eliade M. – Miti, Sogni, Misteri -. Milano, Rusconi, 1976
Erickson. – Infanzia e Società – Armando 1982
Freud – Sessualità e vita amorosa – Newton 1989