11 - 05 - 1995

di Maria Teresa Fossati

Ogni tanto sui giornali appaiono notizie riguardanti la popolazione. Può essere il grido di allarme per la diminuzione delle nascite, con il corollario preoccupato: “L’Italia invecchia!” Oppure veniamo informati che i nomi più frequenti, in perfetta osservanza della religione cattolica, sono Giuseppe e Maria. Ma le cose stanno cambiando man mano che le vecchie generazioni dai nomi tradizionali scompaiono. Poi ad ogni tornata elettorale la stampa, dando il numero dei votanti, sottolinea che le donne sono in numero maggiore. Anzi qualcuno precisa che ci sono 7 donne per ogni uomo. Non è vero naturalmente, ma questo dato fa ormai parte del mito collettivo. A dire il vero non è inventato di sana pianta: risale ai paesi di lingua tedesca del primo dopoguerra, quando la crudeltà del conflitto aveva decimato la popolazione maschile.

A questo proposito si è osservato che, ad ogni guerra, la misteriosa saggezza della natura fa sì che nascano più maschi, e nel giro di qualche generazione torna l’equilibrio.

Una situazione difficile per entrambi si crea quando c’è una forte emigrazione. Di solito partono in cerca di condizioni di lavoro migliori, gli uomini giovani, che nei luoghi dove si recano, si trovano senza compagne di vita. E’ il caso di tanti degli immigrati extracomunitari nel nostro Paese.

Ma la stessa condizione di solitudine sentimentale e sessuale la vivono le ragazze delle nazioni oggetto di massiccia emigrazione.

Ma tralasciando queste serie questioni sociologiche, e tornando al dato anagrafico, la notizia che in Italia il numero delle donne supera quello degli uomini, di solito fa esultare qualche maschio con tendenze da ” galletto”: significa avere più donne a disposizione.

Ma si sa, le statistiche vanno interpretate. Così se si guarda bene si scopre che in Italia nascono più maschietti che bambine. A tanti sembra una novità, e pensano che altrove le cose vadano diversamente. Invece questo è un dato mondiale, studiato fin dal 1661 dall’inglese John Graunt. Sarà che il maschi è più fragile e già in fase perinatale è più a rischi, sarà che crescendo conduce una vita più spericolata e stressante, fatto sta che ha meno probabilità della donna di arrivare alla vecchiaia. E allora la natura , per quella accortezza di cui si diceva prima, provvede a far nascere circa 105 maschietti ogni 100 femminucce.

Quindi dappertutto e anche da noi, il numero dei maschi è maggiore di quello delle femmine dalla nascita fino ad una certa età , dopo di che comincia a diminuire.

Se ne deduce che quei signori che contavano su un  maggior numero di “donne” dovranno accontentarsi di un maggior numero di “nonne“.

Maggio/Giugno 1995 –Anno III- n° 3