di Giada Mondini
Anzitutto la salute, inclusa la salute sessuale, non è mai messa a rischio da un unico elemento isolato. La salute è la combinazione, perché no, anche misteriosa, di molti e differenti elementi: non c’è mai un elemento patogeno isolabile, ma ci sono più elementi convergenti a minare la salute delle persone, in tutte le sue manifestazioni. È difficile quindi imputare alla sola pornografia un eventuale disturbo della sanità sessuale. Per tali ragioni non è la pornografia in sé che deve sorprenderci o allarmarci, ma è l’uso che si fa di essa e il significato che essa assume per la persona che meritano un’attenzione clinica.
Tutto ciò che possiamo affermare della pornografia in questione è generalmente la sua povertà di espressione linguistica e la sua insignificanza emotiva. La pornografia si avvale di un linguaggio “nudo” e “crudo”, la cui grammatica si fonda sulla prestazione e sull’efficienza. L’analisi logica – per continuare con la nostra metafora linguistica – suggerisce che la pornografia ci racconta solo uno degli innumerevoli significati ed elementi che sono racchiusi dalla sessualità. Un linguaggio che ha la pretesa di svelare tutto, inevitabilmente, svilisce la dimensione soggettiva della persona poiché rivela solo “il saper fare” della sessualità, dimenticando, “il saper essere”.
Possiamo dunque dichiarare che la pornografia gioca la sua partita nella dimensione oggettiva della vita e, detto questo, essa non deve allarmarci. Il porno esiste da tanto tempo e sempre esisterà e una sua funzione in qualche modo e maniera ce l’avrà … La salute, compresa quella psico-emotiva, si alimenta di mille linguaggi, da quelli umani a quelli della natura e in questo senso ciò che conta veramente è offrire alle persone, soprattutto ai giovani, i diversi linguaggi di cui la sessualità si avvale, fatti di discorsi e parole evocative e simboliche, che non alimentino solamente la dimensione oggettiva delle “cose” del sesso. Discorsi dunque capaci di suscitare pensieri ed emozioni, rispettosi delle diversità di ognuno, in modo da consentire ai ragazzi di esseri liberi di trovare il proprio modo di fare ed il proprio modo di essere nel mondo … quel personale e unico linguaggio che ci caratterizza.
Tornando al quesito iniziale, per rimanere coerente con quanto detto, desidero dichiarare la stessa identica conclusione pur avvalendomi di due differenti linguaggi.
Riponiamo il quesito: “La pornografia” dunque “può mettere a rischio la salute sessuale?”.
Con un linguaggio simbolico, evocativo, potremmo dire che “nemmeno il mangiare solo fagioli può, da solo, causare una colite … e che l’agricoltura per giovare al terreno non semina solo fagioli, ma alterna la semina, offrendo alla terra più possibilità di dare i suoi frutti”.
Con un linguaggio pornografico, volgare e (quasi) spudorato, potremmo invece rispondere: “Signori e Signore, Ragazzi e Ragazze, occhio! La pornografia, di per sé, è una ca..xxx*..ata!“.
Tuttavia, comunque la si preferisca, la risposta rimane la medesima, ricordandoci come lo stesso identico contenuto possa essere detto in modi diversi, ed è proprio il modo – il linguaggio che si usa – a fare sempre la differenza.
*Sempre a proposito di linguaggio, le “xxx” in genere segnalano qualcosa di proibito, di osceno, di pornografico: qualcosa che non si potrebbe dire. Infatti, qui, le “xxx” desiderano sostituire la lettera “Z”. Pertanto l’equazione linguistica diventa: xxx = zzz : caxxxata = ca … zzz … ata.
**Psicologa e Psicoterapeuta. Didatta e Supervisore del Centro Italiano di Sessuologia. Servizio di Sessuologia Clinica, Dip.to di Psicologia, Università di Bologna.