La sessualità ai Tempi dei Millennials.
Intervista con gli autori
Giulia Gotelli e Vittorio Russo sono due giovani giornalisti che nel 2018 hanno dato vita a #taBOo una rubrica di InCronaca nata per capire come i giovani millennials si approcciano alla sessualità, sono state trattate “tematiche audaci, ma non solo, basti pensare al primo bacio o alla prima volta, alle relazioni a distanza o all’infertilità.”* A tutte le video interviste ideate e create da queste due giovani menti, seguiva il commento degli esperti del Centro Italiano di Sessuologia, successivamente sotto la supervisione del Presidente CIS, Maria Cristina Florini, e della Direttrice della Scuola CIS, Gabriella Rifelli, nasce il libro “La sessualità ai tempi dei Millennials”.
Questa volta siamo stati noi del CIS a intervistare Giulia e Vittorio per capire come è stata la loro esperienza, da non esperti del settore, nel trattare un argomento così articolato come la sessualità.
1. Come vi siete sentiti come giovani e giornalisti durante le interviste?
«Confrontarci con giovani della nostra generazione ci ha fatto riflettere sull’educazione che abbiamo ricevuto e sui preconcetti che, nonostante tutto, avevamo interiorizzato. Fare domande ai nostri coetanei era un’occasione per farle anche a noi stessi: ci siamo accorti che, mentre la sessualità è un argomento su cui ci si apre con facilità, non è così per affettività e rapporto con l’altro. Perché? È stato questo l’anello di congiunzione fra le nostre due nature, visto che trovare le risposte è insito nella figura del giornalista».
2. Com’è nata l’idea di una rubrica sulla tematica della sessualità dei giovani?
«Al di là della componente ludica, che ha sempre fatto da sfondo alla rubrica, #TaBOo è il frutto di un interesse condiviso. È nata dalla voglia di esplorare e di raccontare il rapporto che i Millennials, i giovani della nostra generazione e non solo, hanno con il sesso. In un tempo in cui, tra app di incontri e chat erotiche, anche per la sessualità vale il “tutto e subito”, ci siamo chiesti se ancora ci fossero tabù da decostruire, limiti da superare. Soprattutto, quali conseguenze tutto ciò avesse sull’affettività. Un bisogno il nostro, forse un modo per conoscere anche noi stessi attraverso le storie e le esperienze altrui. Ecco, da qui nasce #TaBOo».
3. Secondo voi i giornalisti dovrebbero offrire maggior spazio ad informazioni educative e scientifiche relative alla sessualità?
«Senza dubbio, la risposta è sì. L’approccio al tema della sessualità, in un Paese come il nostro, è ancora timido, spesso alimentato da preconcetti e informazioni scorrette tratte da fonti di dubbia origine. Le testate giornalistiche, a prescindere dalla linea editoriale, dovrebbero adeguarsi a un mondo che si sta evolvendo e non, come spesso accade, giocherellare con termini di stampo machista utilizzando due pesi e due misure a seconda del protagonista della vicenda raccontata. Il giornalismo ha, quindi, una doppia priorità: fornire una corretta informazione anche sui temi legati ad affettività e sessualità per promuovere un corretto approccio all’altro e al contempo scoraggiare la diffusione della disinformazione e di preconcetti ormai decaduti».
4. Avete riscontrato difficoltà o ritrosia nei giovani a rispondere a domande sulla sessualità?
«Eravamo dei perfetti sconosciuti che entravano a gamba tesa nel privato degli intervistati, facendo domande sul tradimento, la posizione preferita, il sesso di gruppo. Quindi sì, abbiamo spesso dovuto fare i conti con imbarazzo e difficoltà varie. Ancor di più quando chiedevamo loro di metterci la faccia e di raccontarsi davanti alla telecamera. Poi, per fortuna, abbiamo pensato a un modo per aggirare l’ostacolo: far indossare ai giovani più timidi una maschera. Da quel momento, è stato più facile. In generale, però, c’è ancora una certa reticenza nel parlare di sesso. Tra gli uomini, soprattutto».
* Rif. La sessualità ai tempi dei Millennials, Scione Editore Roma; p.11