25 - 07 - 2024

Federica Zanin

Psicologa

La trasformazione della pornografia nell’epoca del digitale

Per secoli le immagini e i racconti di sesso esplicito sono stati fruiti in modo clandestino, a volte addirittura illegale. Nell’attualità, al contrario, il consumo di materiale pornografico nel mondo occidentale (in alcuni stati il consumo e la produzione di materiale pornografico resta illegale) appare radicalmente diversa.


Per comprendere questo slittamento nel consumo della pornografia bisogna innanzitutto tentare di fissare una definizione condivisa dell’oggetto di studio. Nel libro “Hard Core: istruzioni per l’uso”, Adamo per definire il porno prende in prestito le parole del sessuologo Robert Chartham, che segnala le difficoltà di definire il concetto stesso di pornografia, poiché stabilire cosa sia porno e cosa no chiama in causa criteri basati sulla soggettività. La percezione individuale, in altre parole, determina delle difficoltà nel qualificare il fenomeno, e di conseguenza non permette di circoscriverne in termini temporali e geografici il momento della nascita. Chartham (2021: 24-25), ai fini di tentare una classificazione, individua delle caratteristiche che consentono di determinare se un prodotto è pornografico: la scrittura esplicita, la presenza autoriale riflessa nel testo, che ha come obiettivo l’eccitazione, e, per ultima, la consapevolezza dell’autore che il suo prodotto è destinato ad occupare uno spazio di rottura trasgressivo rispetto i valori della società in cui vive.


Anche se questa definizione risulta datata, questi tre criteri mettono ben in luce le caratteristiche fondamentali della pornografia che si mantengono fino ad oggi: i contenuti espliciti, l’obiettivo, che rimane fondamentalmente l’eccitazione sessuale del fruitore, e la natura trasgressiva del prodotto. E questo a discapito del fatto che i contenuti pornografici e la loro diffusione nel tempo siano cambiati, perché ad oggi il materiale pornografico disponibile è essenzialmente di tipo audiovisivo e fotografico ed è reperibile in rete da chiunque abbia delle competenze base nell’uso di pc e smartphones.


Il porno è diventato un fenomeno di massa. Ciò ha destato la preoccupazione di un numero crescente di persone, poiché i contenuti pornografici sono accessibili ai minori, e i minori stessi li consumano senza ostacoli. In un recente contributo, Gabanelli e Ravizza riportano i dati del consumo della pornografia tra i minori: i dati indicano che il 30% dei bambini tra gli 11 e 12 anni vede e conosce la pornografia online. Alcuni contenuti sono cercati volontariamente, altri invece vengono intercettati casualmente, o attraverso popup o più comunemente attraverso la condivisione di video e foto su canali social come Whatsapp e Telegram.


Inoltre, si denota un sostanziale cambiamento anche dei contenuti pornografici. C’è una grande differenza tra le prime conigliette di Playboy e i video che si trovano in rete oggi: il porno, a cui chiunque può avere accesso, è diventato decisamente più violento. L’oggetto della violenza è quasi sempre una donna, e ciò non stupisce, posto che il porno è un prodotto di consumo pensato prioritariamente per gli uomini. Le stesse categorie dei siti pornografici sono stabilite secondo una prospettiva maschile: le donne, o meglio, alcuni dei loro attributi estetici (per esempio il seno o l’etnia), diventano le categorie tra le quali individuare il soggetto preferito. In aggiunta, consultando i siti pornografici, è evidente la presenza di uno stereotipo implicito, che vede la donna sì presente, ma in veste di oggetto sessuale; la donna non è quasi mai la destinataria del prodotto, e da ciò deriva che il pubblico femminile ha poca possibilità di scelta dei materiali audiovisivi e, conseguentemente, di discostarsi dalle categorie preconfezionate che lo qualificano.


Il porno, in ultima istanza, è un prodotto di finzione, spesso anche nel caso di categorie che si definiscono amatoriali. Non ha a che fare con il reale, ma con un suo simulacro; tuttavia, in un contesto in cui i confini tra reale e digitale sembrano confondersi, si aprono nuovi scenari in cui è difficile orientarsi. Ad oggi esistono migliaia di siti porno, e nuovi ne vengono creati costantemente. In relazione con il contesto attuale, inoltre, meriterebbe una riflessione più approfondita l’uso della piattaforma OnlyFans, che dà la possibilità a chi si iscrive di visualizzare contenuti esclusivi del soggetto che si segue. In un mondo in cui tutto è esposto o esibito, il consumatore diventa un guardone, che vuole spiare la quotidianità del digital creator. Non stupisce perciò che gli iscritti ad Onlyfans siano prevalentemente uomini e le creatrici di contenuti siano donne. In questo gioco di esibizionismo e voyeurismo, però, la dinamica rimane la stessa. Il corpo della donna (emancipata e libera di scegliere) diventa oggetto dello sguardo dell’uomo, in cambio di un compenso economico. Ma preservando questa relazione soggetto-oggetto, il porno di massa risulta decisamente poco trasgressivo.

Bibliografia


Adamo, Pietro (2021), Hard Core: Istruzioni per l’uso. Sessuopolitica e porno di massa, Mimesis Edizioni, Milano-Udine.
Belardinelli, Riccardo, “Onlyfans, l’illusione di diventare ricchi spogliandosi”, Milano Finanza n. 25 p. 29 del 04/02/2023. https://www.milanofinanza.it/news/onlyfans-l-illusione-di-diventare-ricchi-spogliandosi-202302032142198577
Dines, Gail (2023), Pornland. Come il porno si è impossessato della nostra sessualità, Round Robin, Roma.
Gabanelli, Michela, Simona Ravizza, “Adolescenti e dipendenza da pornografia online: cosa guardano, quanto e i rischi che corrono”, Il Corriere della Sera (18/07/2021).
Gasparrini, Lorenzo (2020), Diventare uomini. Relazioni maschili senza oppressioni, Lo scellino, Cagli.
Mastri, Giuliana, “Onlyfans dati da capogiro. Luci e ombre del nuovo intrattenimento”, The Watcher Post (25/09/2023). https://www.thewatcherpost.it/innovazione/onlyfans-dati-da-capogiro-luci-e-ombre-del-nuovo-intrattenimento
Pacilli, Maria Giuseppina (2014), Quando le persone diventano cose. Corpo e genere come uniche dimensioni di umanità, Bologna, Il Mulino.