Dal XIII secolo ad oggi la parola sesso ha avuto vicende alterne. All’inizio e fino al XVI sec. l’etimologia, ancora oggi incerta, ha creato qualche confusione: i più intendevano con essa le differenze anatomiche del maschio e della femmina (probabilmente dal latino sexus, us (masc.) e secus (neut.), termini legati al verbo secare=tagliare, dividere), mentre altri, fra cui medici illustri come il Redi, la usavano per indicare l’orifizio dell’ano facendola derivare da sexus quale participio passato del verbo sedeo e quindi sedere. Anche se i termini non erano frequenti nel linguaggio comune e non erano in uso le espressioni correlate di gentil sesso o sesso forte o anche terzo sesso, possiamo immaginare i possibili equivoci: senz’altro chi si fosse rivolto al Redi per un disturbo del “sesso” si sarebbe visto prescrivere schizzetti a base di scorza di melagrane e noci di cipresso quale ottimo rimedio per sedare gli attacchi emorroidari…
Nel 1600 l’uso della parola ne stabilì defininitivamente il significato che si andò estendendo per distinguere non solo gli esseri umani, ma anche gli animali, le piante e, infine, i generi grammaticali. In particolare per gli esseri umani dalla semplice identificazione delle due diverse “parti vergognose“, si passò gradualmente a considerare il sesso come l’esser proprio dell’uomo e della donna e nacquero così gentil sesso, bel sesso, sesso virile, ecc. fino a che, nei nostri anni ’60, nel Dizionario Enciclopedico Italiano Treccani il sesso nella sola accezione di organi genitali esce di scena e indica: “il complesso dei caratteri anatomici e fisiopsicologici” che distinguono i maschi dalle femmine.
Durante gli ultimi tre secoli il significato di sesso si è dunque emancipato dal semplice riferimento strettamente anatomico alla individuazione della complessità dell’essere uomo e donna, ma in questa complessità ha rischiato di perdersi assumendo connotazioni astratte tanto che Money e Musaph nell’introdurre il loro testo di Sessologia (1977) precisano di non aver scelto come titolo Sessuologia che appariva forse meno volgare, perché si devono chiamare “le cose con il loro nome: il sesso è sesso e la sessologia sessologia“.
Ma forse il destino della parola sesso era già segnato e se, come si legge sul Vocabolario della lingua italiana di Giuseppe Manuzzi edito a Firenze nel 1840, “Sesso, fu detto anche per genere…“, negli ultimi anni sembra si debba capovolgere la frase e genere (deriva sempre da genus ma è si è imposto nella nostra lingua attraverso l’uso anglo-sassone di gender) viene detto anche per sesso.
Nella letteratura scientifica di derivazione sociologica e anche psicologica il sesso sta cedendo il posto a genere e non manca chi propone di costituire una nuova scienza la “Generalogia” che con buona pace di Money e Musaph, dovrebbe sostituire la Sessologia… Le giustificazioni? Probabilmente perché stiamo vivendo questo mutamento lessicale non siamo in grado di individuare quelle convincenti. Non basta infatti dire che la parola sesso indica solo due possibilità, mentre genere si presta meglio a rappresentare le numerose varietà di realizzazione della identità sessuale, anzi no, di genere.
Né si può dire che sesso indica oggi solo gli aspetti anatomo-fisiologici della diversità per cui si ha bisogno di un termine semanticamente più ricco. Sta di fatto che genere sembrerebbe meglio corrispondere alle esigenze di concettualizzazione e teorizzazione degli anni novanta, ma ricordando che il sapere sessuale e quindi la trasposizione del sesso in discorso si è mosso dagli studi sulla generazione e che da quegli stessi studi è emerso il concetto di sessualità e con esso la possibiltà di una realizzazione libera e consapevole del sesso, non vorremmo che il recupero di genere=sesso rappresentasse la ripresa dei rigori repressivi e il rientro nel silenzio. Un silenzio fatto questa volta non di omissis, ma di discorsi oscuri e astrattizzanti, di un parlare altamente tecnicizzato e differenziato, di fatto incomprensibile e in definitiva capace solo di nascondere.
Forse soffriamo solo di nostalgie e ci piace continuare a pensare che “Sesso, fu detto anche per genere…“
Maggio/Giugno 1996 -Anno IV- n° 3
In “Frammenti di Sesso” CIC, 2005
I riferimenti filologici ed etimologici li dobbiamo alla paziente e preziosa ricerca tutt’ora in corso del Professor Pier Enrico Favalini che ringraziamo.