17 - 02 - 2021

Dr.ssa Mara Fantinati
Psicologa Psicoterapeuta
Sessuologa Supervisore EMDR
 

TRAUMA E REATO. Parte prima
 

Coloro che commettono un reato hanno subito traumi, che non sono stati elaborati?
Quanto incidono i fattori sociali nello sviluppo di una personalità criminale?

A partire dai concetti di DEVIANZA E CRIMINALITA’ risulta sempre più interessante intuire, nello sviluppo della personalità, il peso del FATTORE SOCIALE e le possibilità di ADATTAMENTO del cervello ad esso, al fine di indirizzare l’attenzione a tale aspetto nel setting di cura.
 

Con il concetto di devianza si intende una generica deviazione dalla norma sociale comunemente condivisa e, quindi, apparentemente fuori dal campo di azione criminologica. Con il concetto di crimine si intende un comportamento violento, che viola una norma penale: si tratta di un fatto sociale espresso da una norma codificata.

Questi sono concetti da relativizzare nello spazio e nel tempo: ciò che è deviante o criminale oggi può non essere tale domani e/o altrove. Vero anche il contrario: uccidere un uomo, in paesi in cui è ammessa la pena di morte, non è atto deviante o criminale se relativizzato alla sola sanzione da pagare.
 

Secondo il modello S.I.R. dalle iniziali dei tre fattori (R. De Luca, 2001): il FATTORE SOCIO-AMBIENTALE (S) è rappresentato da elementi come l’ambiente familiare, sociale, gli eventi predisponenti e scatenanti. Il FATTORE INDIVIDUALE (I) è rappresentato da tratti psicologici e psicopatologici, dalla sessualità e dalla vita immaginativa. Il FATTORE RELAZIONALE (R) è rappresentato dall’interazione individuo-ambiente, dai rapporti comunicativi e dalle comunicazioni nella vita di coppia.
 

In merito, nello specifico, al FATTORE S “Non vi sono dubbi che il soggetto può ben rispondere agli eventi che caratterizzano i suoi rapporti socio-ambientali in maniera patologica. In definitiva, il comportamento criminale sarebbe il frutto di avvenimenti traumatici, che hanno segnato l’individuo nell’età infantile piuttosto che adolescenziale. Si tratta spesso di una crescita e di una maturità in un ambiente familiare multiproblematico” (A. Greco,2014).
 

Storie di vita di figli di prostitute, minori abbandonati o dati in affido, l’assenza di un modello adulto o la presenza di un padre violento nei confronti della madre, sono elementi dei FATTORI SOCIO-AMBIENTALI che durante la crescita possono generare: aspetti di confusione, nel processo di identificazione sessuale, o una tendenza alla rigida osservanza di regole, a discapito dell’espressione naturale dei propri bisogni (famiglie ultrareligiose o fanatiche religiose). In tali situazioni il bambino potrebbe crescere sentendosi escluso, marginale rispetto alle priorità (percepite) di genitori ‘egocentrati’ che alimentano questo senso di inadeguatezza. Sono elementi che concorrono nella formazione di esperienze traumatiche (etimologia greca τραῦμα, ferite) nel processo evolutivo e che, riattivate nella vita adulta, potrebbero sviluppare comportamenti psicopatologici, come ad es. le PARAFILIE.
 

A tal proposito, è utile ricordare che SADISMO e NECROFILIA sono le principali perversioni di assassini seriali, che mostrano evidenti ‘complessi di conversione’ del trauma pregresso in azioni devianti o criminali.
 

Bibliografia.
De Luca R. (2001) ‘Anatomia del serial killer’. Giuffrè Editore, Milano.
Greco A. (2014) ‘Serial Killer, omicidi seriali: rilievi investigativi e quadri psichiatrico-forensi’. Ed. Antonio Greco, Matera.