21 - 03 - 2022

Dott. Marco Cunico
Psicoterapeuta, Sessuologo Clinico, Direttore del Consultorio familiare Verona Sud,
Delegato Regionale CIS Veneto


UNO, NESSUNO, CENTOMILA
(L’IDENTITA’ E LE RELAZIONI)

Due delle caratteristiche fondamentali dell’adolescenza sono sempre state la ricerca della propria identità e lo sganciamento dai genitori, con il conseguente avvicinamento ai coetanei.

Sul secondo punto le nuove tecnologie (internet, cellulare) hanno sicuramente aiutato i ragazzi fornendo molte più opportunità di contatto: se non piace il gruppo che si frequenta o si è molto timidi, c’è comunque la possibilità di uscire dal proprio isolamento e di allacciare nuovi contatti. Purtroppo, il rovescio della medaglia è una forma diversa di isolamento o di dipendenza: si crea un mondo in cui reale e virtuale si confondono sempre più, si strutturano mille legami e si compete per chi ne ha di più.

Paradossalmente, si ricerca attraverso la quantità ciò che, in realtà, può essere dato solo dalla qualità delle relazioni.

Questo spiega la crescente fragilità dei ragazzi, perché l’identità si plasma sempre più attraverso un gioco di specchi e di rimandi senza fine, in cui si alimenta il proprio senso di onnipotenza, ma alla fine ci si perde.

Tutti questi meccanismi, se da una parte favoriscono i contatti, dall’altra fanno perdere il senso dei segreti, dell’intimità, perché in rete ciò che conta è solo esserci, magari attraverso il pettegolezzo o la negatività.

E’ importante che i ragazzi, per la strutturazione della loro identità, rimettano al centro i vari gruppi realmente frequentati (la classe, la squadra, l’oratorio, la compagnia, …) o di riferimento (la politica, i calciatori, …). Non è detto che tutti questi gruppi siano positivi o condivisi dall’adulto, ma almeno non generano la confusione fra reale e virtuale.

Non dimentichiamo poi, che per molti ragazzi la fragilità dipende anche dalla molteplicità e, a volte, dall’ambiguità dei genitori (per molti di loro, infatti, è aumentato il numero dei genitori, visto il crescente fenomeno delle famiglie ricomposte) e degli adulti di riferimento (il professore, l’allenatore, l’educatore, il prete, …).

E’ importante, quindi, non scaricare sui ragazzi e sui loro comportamenti (messaggiare e chattare in continuazione) la responsabilità delle loro insicurezze e fragilità, ma riconoscere che solo la coerenza, la positività e la stabilità degli adulti può creare modelli positivi di identificazione e di relazione.