Chiara Moriglia
Psicologa clinica, psicoterapeuta
L’insoddisfazione corporea nella disforia di genere e nei disturbi alimentari: l’importanza delle sue declinazioni in ambito clinico.
“Si dice che la perfezione è nemica del bene, che chi tende alla perfezione rischia di perdere di vista quello che ha di buono. Io però non ero d’accordo. Bene non mi bastava. Bene significa mediocre. E io non volevo accontentarmi della mediocrità” dal libro Affamata di Melissa Broder.
- Introduzione
L’immagine corporea e la sua relativa insoddisfazione da parte degli individui è considerato un tema centrale con innumerevoli risvolti e ripercussioni per due gruppi di psicopatologie; la DISFORIA DI GENERE E I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE (a cui, da ora, si farà riferimento usando rispettivamente gli acronimi di DG e DCA)
L’evoluzione e lo sviluppo del corpo ma anche la relazione dell’ essere umano con esso e le diverse modalità di abitarlo possono essere considerate le colonne portanti della costruzione identitaria; viene da sé quindi, che è impossibile tralasciare la sua trattazione quando si parla di DISFORIA di GENERE, dove in gioco c’è l’identità della persona nelle sue diverse accezioni.
Pertanto, il corpo e la sua percezione da parte del individuo assumono un un ruolo da protagonista e allo stesso tempo si declinano in maniera differente nelle manifestazioni sintomatologiche di queste patologie; premettendo che il significato rispetto alla percezione della propria corporeità è diverso in ogni singolo individuo, è interessante e soprattutto utile a fini diagnostici e di trattamento clinico vedere come la dimensione del corpo assuma diverse accezioni a livello epistemologico e di significato personale in relazione ai due tipi di costellazioni psicopatologiche.(Milano et al., 2020).
In particolar modo questa riflessione si delinea particolarmente utile nelle fasi di lettura della domanda in termini di avviamento di diverse tipologie di percorsi (di natura consulenziale o di psicoterapia ad esempio) e nella fase di trattamento stesso; un iniziale approfondimento, inoltre, rispetto al significato di questa dimensione può risultare centrale nel processo di valutazione rispetto alle diverse tipologie di trattamento (cure di natura psicoterapica, trattamenti di natura ormonale fino all’operazione chirurgica vera e propria)per persone con questa tipologia di diagnosi.
2. Il diverso significato legato al concetto di INSODDISFAZIONE CORPOREA nelle due psicopatologie:
Secondo la letteratura, (Milano et al., 2020), individui che presentano diagnosi di GD sono maggiormente esposti a ovvero comportamenti disfunzionali legati al cibo rispetto a soggetti CISGENDER; tuttavia non è stata riscontrata un ampia casista di totale comorbilità tra i due disturbi. Quello che li accumuna e che potrebbe generare quindi confusione a livello diagnostico e quindi di trattamento è proprio il concetto di IMMAGINE CORPOREA che però tende ad assumere differenti significati (Couturier et al, 2015; Bandini et al., 2008)
Quindi il punto focale è proprio la diversa declinazione e quindi di significato del concetto di insoddisfazione corporea stessa che tende a assumere una diversa accezione a livello esperenziale e quindi nella relativa manifestazione sintomatologica.
Come si declina questa diversità rispetto ai due pattern psicopatologici?
Negli individui con GD, l’insoddisfazione corporea è maggiormente legata ad un senso di malessere e di senso di estraneità rispetto al proprio corpo avvertito come appunto estraneo; sensazioni legate alla differenza profonda tra l’identità sessuale in cui ci si riconosce e quella assegnata alla nascita. Quindi, l’avversione verso il proprio corpo è traducibile in qualche modo ad un sentimento profondo di OSTILITA’ verso la propria identità sessuale di cui il corpo si fa portavoce. (Milano et al., 2020)
Da qui ne consegue che le diverse condotte alimentari disfunzionali hanno come obiettivo i CARATTERI SESSUALI SECONDARI, che a volte sono ritenuti da accentuare e a volte da eliminare come ad esempio il seno, i fianchi e la comparsa del ciclo mestruale (Hepp, U., & Milos, G., 2002; Algars et al., 2010, Couturier et al., 2015).
Nella stessa prospettiva si può considerare condotte opposte; infatti, l’aumento di peso ha qui tutto un suo significati. Gli strati di carne proteggono e nascondono al mondo ma anche alla persona stessa tutte le tipizzazioni sessuali non desiderate.
E’ stato, inoltre riscontrato, che l’insoddisfazione per il proprio corpo risiede anche per parti del corpo completamente svincolate dalla caratterizzazione sessuale e scevre da questo significato; secondo il lavoro di Becker e colleghi del 2016, infatti, una delle parti del corpo maschile (di nascita) oggetto di maggiore insoddisfazione erano le mani grandi (la cui strutturazione non è possibile cambiare, perlomeno non tramite esercizio fisico o cambiamenti di alimentazione).
Che significato assume, invece, l’ insoddisfazione corporea nell’ambito dei DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE?
Ovviamente per una risposta completa bisognerebbe considerare le singole esperienze individuali rispetto a questo aspetto; tuttavia verrà delineata una risposta partendo dai dati in letteratura in nostro possesso.
Il corpo nei DCA e quindi la relativa insoddisfazione va ad assumere diverse costellazioni di significati la cui completezza si può forse afferrare solo alla luce della storia personale e familiare; tuttavia in questa tipologia di disturbi il CORPO è considerato come strumento per relazionarsi ad un ALTRO più o meno significativo
Il corpo è quindi strumentalizzato o per demarcarsi, riconfigurarsi rispetto ad un ALTERITA’ considerata troppo fagogitante e intrusiva (si pensi ad esempio ali regimi restrittivi propri di pazienti con Anoressia Nervosa in sistemi familiari con confini diffusi). Al contrario il corpo può essere usato per avvicinare l’altro; il corpo denutrito e scavato di una persona con Anoressia può fungere da richiamo per spostare l’attenzione da qualcosa di molto più grande e spaventoso da affrontare sia per la persona che il sistema di relazioni dove in quel momento è inserita. ( Arciero e Bondolfi, 2012)
La riflessione che scaturisce è che nella Disforia di genere, l’individuo esperisce un vero e proprio rifiuto per il corpo (in particolare le sue parti che rimandano a una attribuzione sessuale e di genere) perché risulta diverso da come lo vorrebbe ed è proprio questo senso di estraneità rispetto alla dimensione corporea che denota il disagio significativo in termini clinici. Infatti, secondo il DSM V, uno dei principali criteri diagnostici della DG recita: Forte desiderio di liberarsi delle proprie caratteristiche sessuali primarie e/o secondarie a causa della marcata incongruenza col genere esperito.
Nel DCA, invece, il corpo e le forme corporee sono considerate un metro di valutazione di alcuni standard personali e misura di autostima che si incarna letteralmente nelle sinuosità del corpo ( in riferimento all’ Anoressia Nervosa, infatti il DSM V riporta come principale criterio diagnostico: Alterazione del modo in cui il soggetto percepisce il peso o la forma del corpo; o influenza eccessiva del peso e della forma del corpo sui livelli di autostima).
Da qui l’importanza di comprendere il significato individuale di questo ancoraggio della valutazione personale alle forme corporee.
Ne consegue che anche le condotte alimentari disfunzionali hanno una valenza diversa, per quanto ovviamente possa esserci una sovrapposizione tra i due disturbi; per prima cosa i comportamenti alimentari disfunzionali possono essere considerati IL CORE del disturbo nel caso dei DCA su cui il clinico deve portare la sua attenzione rispetto alle varie significazioni a livello epistemologico e esistenziale.
Mentre nel caso della GD possono essere visti come un strumento per ottenere l’eliminazione dei caratteri sessuali primari e secondari considerati fonte di disagio. In particolar modo è utile considerare che tra i GD i comportamenti alimentari disfunzionali, nonché sentimenti di preoccupazione per il corpo e l’insoddisfazione corporea sono maggiormente presente nei soggetti MtF rispetto ai FtM e ai soggetti CISgender ( Bandini et al., 2013; Vocks et al., 2009).
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI:
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Bandini, E., Fisher, A. D., Lo Sauro, C., Buci, L., Ricca, V., & Maggi, M. (2008). Il disturbo di identità di genere. Giornale Italiano di Psicopatologia, 14, 338-355.
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Milano, W., Ambrosio, P., Carizzone, F., De Biasio, V., Foggia, G., & Capasso, A. (2020). Gender dysphoria, eating disorders and body image: an overview. Endocrine, Metabolic & Immune Disorders-Drug Targets (Formerly Current Drug Targets-Immune, Endocrine & Metabolic Disorders), 20(4), 518-524.
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