Intervista alla dottoressa Marta Panzeri Ph. D. del Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione dell’ Università di Padova.
Brevemente di cosa si occupa e qual è la sua specializzazione.
Mi occupo di ricerca in campo sessuologico da molti anni e insegno Sessuologia nella scuola di Psicologia di dell’Università di Padova; dal 2001 svolgo anche attività clinica presso il servizio di assistenza psicologica per i dipendenti e i loro familiari (APAD) dell’Ateneo.
Quali studi ha intrapreso per esercitare la sua professione?
Mi sono laureata in psicologia a Padova nel 1985 e ho conseguito il dottorato di ricerca in psicologia sempre a Padova nel 1990; sono abilitata all’esercizio della psicoterapia dal 1993. Ho frequentato la scuola CIS prima che esistesse l’ordine degli psicologi: la ritengo la mia specializzazione, anche se ufficialmente non viene riconosciuta.
Qual è la gratificazione maggiore del suo lavoro?
La gratificazione maggiore nel mio lavoro è da una parte provare conferma empirica a convinzioni profonde raggiunte durante anni di esperienza clinica (ad esempio che anche gli uomini non sono “animali” e che anche per loro la relazione di coppia è molto importante per l’eccitazione e il desiderio sessuali) e dall’altra vedere le coppie “rinate” dopo una terapia mansionale. Quando ti contattano perché finalmente aspettano un bimbo e ti dicono: “Sa dottoressa, è la prima persona a cui lo diciamo” mi commuovo ancora, anche se è da trent’anni che ho la fortuna di aiutarle a scoprire o ritrovare l’armonia sessuale.
In percentuale rispetto ai suoi pazienti quante coppie arrivano da lei per intraprendere un percorso di terapia di coppia?
Nella mia esperienza il 90% dei pazienti arriva in coppia o singolarmente ma avendo già previsto che dalla volta successiva verrà anche il partner. Solo il 10% pensa che il problema si possa risolvere senza convergere il partner, ma per lo più sono persone che non hanno proprio un partner e hanno paura a trovarlo proprio a causa del problema sessuale.
Perché un medico dovrebbe consigliare una visita da un sessuologo?
Il medico dovrebbe sempre proporre un consulto sessuologico, perché non ha le competenze per capire se è necessaria una terapia sessuologica. Infatti anche nel caso di patologie organiche spesso si instaura il processo di auto mantenimento della disfunzione sessuale ed è necessario intervenire sul piano psicologico una volta risolto il problema organico. Se poi la causa organica non è trattabile, la persona ha comunque bisogno di una consulenza per imparare a vivere al meglio le capacità sessuali residue. Come è opportuno che lo psicologo abbia una buona rete di medici “amici” a cui inviare i pazienti per un consulto. La sessualità è per definizione un costrutto bio-psico-sociale ed è necessario lavorare in sinergia, per il maggior benessere del paziente.
Il “calo del desiderio” è la patologia più frequente oggi?
Anche se anni fa le richieste maggiori arrivavano per vaginismo, disfunzione erettile o eiaculazione precoce, oggi la patologia più frequente per cui si viene consultati è l’assenza di desiderio (non il suo calo, ma la vera e propria assenza). Non è raro vedere coppie, anche giovani o di giovane formazione, che non hanno nessun tipo di rapporto sessuale da anni, mentre hanno una buona coesione di coppia e si scambiano regolarmente “coccole”. A volte non è una vera patologia, ma solo un modo di vivere di quella particolare coppia, che pensa che il sesso sia indispensabile per una sana vita di coppia (infatti l’asessualità non è più considerata una patologia, ma una variante non patologica). A volte l’assenza di desiderio rispecchia patologie più profonde della coppia o dell’individuo, per cui è necessario indirizzare la coppia verso un diverso tipo di intervento. Su questo è necessario approfondire la ricerca per capirne le origini, che necessariamente coinvolgeranno più fronti.