Una lettura frettolosa e l’abitudine di accentare sempre la penultima sillaba fanno pensare che dopràme indichi una nuova molecola e magari fanno sperare che si tratti di qualche altro presidio anti-impotenza. Ma doprame è una voce dialettale che va letta come una parola sdrucciola per cui diventa dòprame e anche a chi non è di Verona e dintorni, come l’operatore che ce l’ha segnalata, comprenderà trattarsi di un imperativo, l’imperativo del verbo adoperare: adoperami.
Doprame è infatti quanto può dire lei per chiedere e insieme offrirsi sessualmente. La parola ha una sua musicalità ed un suo fascino che riteniamo derivi dalla componente allusiva e volerla spiegare sembra quasi di guastarne il potere espressivo, ma non possiamo evitarlo.
Si tratta di una colorita ed efficace espressione dialettale che compete al lessico erotico-sessuale e, come spesso i dialetti sanno fare, è anche un’espressione ricca di significati che racchiude in sé il portato di costumi e tradizioni. Non si tratta infatti solo dell’invito imperioso e accattivante che la bella fa al suo innamorato forse un po’ troppo cauto e riguardoso, ma è anche la manifestazione seducente del proprio desiderio, la dichiarazione di completa disponibilità, la voglia di abbandonarsi al piacere di essere con l’altro e di lasciarsi amare dall’altro, la rappresentazione emblematica di un rapporto uomo-donna nel quale lo scambio sessuale è basato sulla completa dedizione di uno all’altro, dove all’uno è richiesta abilità e all’altra abbandono, senza preoccupazioni di gerarchie e pericoli di prevaricazioni.
Doprame in lingua è traducibile con quella frase “fa di me quello che vuoi” considerata oggi espressione caricaturale di un sentimento romantico violento e distruttivo che presiede al gioco sado-maso di coppie succubi di una cultura maschilista. Giustamente ci si è preoccupati, e ancora oggi ci si preoccupa, di emanciparsi da quella organizzazione dei rapporti uomo-donna impostati sulla violenza dell’uno sull’altra e, di conseguenza, altrettanto giustamente ci siamo ritrovati in un momento storico-culturale che, avendo rifiutato gli schemi prima di produrne di sostitutivi, ha creato disorientamento e incertezza. Infatti: disattesa la possibilità di sedurre ricorrendo ai meccanismi del velare-svelare e difendendo la necessità del tutto svelato, riconosciuta la legittimità del desiderio e dell’attiva partecipazione sessuale della donna, avendo tuttavia esclusa la possibilità di invertire le parti per non cadere nell’errore opposto (ginocentrismo?), ammessa la possibilità che anche l’uomo sia passivo senza pericoli di femminilizzazione… ci siamo ritrovati con un significativo incremento quantitativo e qualitativo delle disfunzioni sessuali maschili, femminili e di coppia; con il nuovo fenomeno dei coniugi che vivono senza drammi il loro silenzio sessuale e, in definitiva, con un sesso che si fa sempre più virtuale per non dire teorico. Alcuni in verità osservano che non esiste affatto un declino dell’attività sessuale e a sostegno della loro tesi ricordano l’aumento di alcuni comportamenti che considerano indici di una presenza reale del sesso (la prostituzione, l’utilizzazione di internet, le pornovendite, la diffusione della pedofilia, ecc.). Indubbiamente tali comportamenti sono sempre più visibili, ma ciò non smentisce la generale crisi che sembra non aver interessato solo quelle manifestazioni che sono economicamente redditizie. D’altra parte non potevamo attenderci qualcosa di diverso: la liberalizzazione dell’attività sessuale in una cultura dominata dalle leggi di mercato ha incentivato tutto ciò che è commercialmente utilizzabile.
La sessualità sembra essere in disarmo e in questo contesto doprame assume il sapore delle buone cose di un tempo, naturali e genuine. Qualcuno potrà osservare che si tratta solo delle malinconiche elucubrazioni di un nostalgico maschilista, che richiamare quell’espressione significa celebrare pericolosamente il dominio dell’uomo sulla donna, che la donna non è un oggetto, che tutt’al più dovrebbe anche l’uomo dire doprame, ecc. ecc. Ma quel qualcuno non riuscirebbe comunque a cancellare in noi il fascino di doprame e il suggerimento che porta con se di lasciarsi andare facendo l’amore come viene lasciando ad altri disquisire e teorizzare.
Gennaio/Febbraio 2002 –Anno X- n° 1
In “Frammenti di Sesso” CIC, 2005