10 - 09 - 2017

di Andrea J. Darling

Più di 100 donne sono state condannate per reati sessuali nel 2015. Le cifre, ottenute tramite una freedom of information request (richiesta libera di informazioni), mostrano che il numero di condanne si sono quasi triplicate in un decennio. Tra coloro che sono stati condannate, si contano alcune addette al personale scolastico, fra cui delle insegnanti, una preside e una tutor.

L’insegnante femminile attraente che “seduce” uno sbalordito adolescente è un filone che è stato recentemente presentato in due popolari spettacoli televisivi : Ackley Bridge e Hollyoaks. Questo genere di storie è spesso rappresentato come un’esperienza di “raggiungimento della maggiore età”, ma legalmente, un’insegnante impegnato in una qualsiasi forma di rapporto sessuale con un ragazzo affidato alle sue cure commette un abuso. E sebbene non se ne parli molto spesso, l’abuso sessuale perpetrato da donne nelle scuole accade.

Anche se questo tipo di abuso è presente, la determinazione della sua frequenza può essere molto difficile, data la limitata ricerca in questo settore. Uno studio condotto negli Stati Uniti ha rilevato che le donne erano responsabili del 19% degli abusi sessuali su minori, commessi come abuso di posizioni di fiducia a proprio beneficio. Una recente ricerca internazionale,  che ha interessato un certo numero di Paesi, ha riportato livelli preoccupanti, visto che uno su nove degli abusi sessuali è stato compiuto da una donna.

Eppure, nonostante queste cifre, ciò che viene registrato ufficialmente nelle statistiche della giustizia penale tende ad essere molto più scarso. Nel 2011, ad esempio, le donne hanno rappresentato solo l’1,5% della popolazione abusante presente in carcere o in libertà vigilata, in Inghilterra e Galles.

Le donne non commettono abusi sessuali come gli uomini

In genere, le donne coinvolte in questo tipo di relazioni insegnante-alunno non corrispondono alla tipologia di ciò che molti considerano un “pedofilo predatore“, in quanto, a differenza di altri reati sessuali, non entrano specificamente nelle loro professioni per accedere ai bambini.

Invece, la mia ricerca ha scoperto che molte (anche se non tutte) queste donne sembrano abusare a causa delle proprie esigenze di intimità non soddisfatte, dovute ad esempio a problemi di relazione e a sentimenti di solitudine.

Queste donne sono anche diverse da altre sex offender femminili, in quanto sono generalmente più anziane, più ricche, hanno migliori abilità sociali e meno problemi con l’abuso di sostanze. Il loro comportamento è anche in qualche misura influenzato dalle situazioni particolari in cui lavorano.

La ricerca esistente non è chiara  nello specificare se questi tipi di offender sessuali di sesso femminile tendono a preferire vittime maschili o femminili. Infatti, la mia ricerca ha dimostrato che mentre gli alunni maschili sono le vittime più tipiche, oltre un quinto delle vittime sono femmine. E ho anche scoperto che molte di queste donne che abusano delle ragazze non sono conosciute come persone attratte da soggetti adulti dello stesso sesso.

La donna abusante

Nonostante l’impatto che questo tipo di abuso può avere su una vittima, in questi casi si discute spesso se questo non sia altro che un semplice comportamento professionale scorretto, se la vittima ha superato l’età del consenso. Ciò è dovuto al fatto che le norme sociali e culturali implicano che le donne sono spesso considerate come nutrici e tutrici, “il gentil sesso” e quindi non in grado di commettere aggressioni sessuali.

Quindi, questo significa che l’abuso da parte di una donna viene considerato meno nocivo di un abuso perpetrato da un uomo e considerato come risultato di instabilità mentale, o della coercizione da parte di un partner maschile. Ciò non solo minimizza il comportamento offensivo, ma anche riduce in modo ingiusto le conseguenze che subiscono le vittime.

Questo comportamento è abusivo e deve essere considerato come tale. È una forma di violenza sessuale riconosciuta nel diritto dall’introduzione della legge Sexual Offences (Amendment) Act nel 2000.

Essa chiarisce che qualsiasi comportamento sessuale tra un adulto e un giovane di età superiore all’età del consenso – che nel Regno Unito è di 16 anni – ma di età inferiore ai 18 anni, è un reato penale, punibile fino a cinque anni di carcere.

Le realtà dell’abuso

Anche se è positivo che ci sia una maggiore copertura dei media su questi abusi, purtroppo, queste rappresentazioni sono tutte spesso sensazionalizzate e non rappresentano la realtà degli abusi e l’impatto che che essi possono avere sulle vittime.

E’ necessario parlarne in modo meno soft, evitando i riferimenti romantici e i temi musicali sognanti e occuparsi di più della dura realtà dell’impatto di questo tipo di abuso sui giovani, così come sui loro amici, sulle loro famiglie e sulla comunità.

In conclusione, queste relazioni allievi-insegnanti devono essere discusse e presentate allo stesso modo in cui lo sarebbero state se l’abusante fosse stato un uomo. Le relazioni degli allievi infatti tendono ad essere molto più una narrazione di abuso, piuttosto che i romanzi rosa così spesso visti nelle serie tv.

Andrea J. Darling