di Laura Fini
Secondo il ricercatore Lin Dalin (Sexual behaviour in modern China Chinese education society, 1994, 27 (4), 8-23) nella Cina degli ultimi dieci anni si è formato un atteggiamento sempre più aperto nei confronti della sessualità soprattutto nei ceti elevati delle aree urbane, nelle zone rurali invece persistono diseguaglianze e pregiudizi. L’Autore che ci offre una delle prime indagini sul comportamento sessuale in Cina evidenzia come nelle coppie sposate i rapporti basati sulla costrizione e sulla forza siano ancora molto diffusi e afferma che si verificano spesso atti di violenza, aggressione e stupro. Sebbene lo stato sociale delle donne sia ancora in crescente emancipazione ed il concetto di eguaglianza tra i sessi stia gradualmente permeando ogni area della società, l’influenza ideologica dei diritti dell’uomo detiene ancora un forte potere, specialmente nelle regioni del paese più remote ed arretrate, dove spesso le donne sono relegate allo stato di “oggetti sessuali” che noi diremmo borghese. Tale situazione è fonte di una sempre maggiore indignazione da parte del sesso femminile e causa di numerosi divorzi, oltre ad essere la ragione più importante della mancanza di desiderio sessuale da parte delle donne.
Un altro elemento analizzato da Lin Dalin è il concetto di castità, una concezione feudale esistita in Cina per diversi millenni, promossa e rafforzata dalle classi dirigenti e divenuta una sorta di mentalità sociale universale che considerava la donna inferiore all’uomo. Nonostante i numerosi attacchi contro la vecchia morale da parte di pensatori progressisti, l’autore riconosce che i concetti tradizionali esercitano ancora una notevole influenza nella vita sociale e ponendosi fra quegli stessi progressisti r conclude sottolineando come opporsi all’imposizione della castità femminile non significa promuovere la promiscuità, ma al contrario, incoraggiare fedeltà e rispetto all’interno della coppia per una vita più felice e soddisfacente.
Gennaio/Febbraio 1995 – Anno III– n° 1