di Giuliana Proietti
Per matrimonio precoce si intende il matrimonio contratto prima di aver raggiunto i 18 anni (United Nations Children’s Fund, UNICEF, Early Marriage: Child Spouses, Florence, Italy: UNICEF, 2001). Le statistiche indicano che il fenomeno è ancora piuttosto diffuso in molti Paesi del mondo, in particolare in quelli più poveri e sottosviluppati (Raj et al. 2012, 2014. Dal punto di vista numerico si pensa che siano complessivamente 700 milioni (15 milioni l’anno, 28 al minuto. Fonte: Girls not Brides) le ragazze costrette al matrimonio prima dei 18 anni e che più di un terzo di loro abbiano in realtà meno di 15 anni. Il matrimonio in età precoce può riguardare, naturalmente, anche i figli maschi, ma è ben più frequente fra le figlie femmine (United Nations Children’s Fund.Ending Child Marriage: Progress and prospects. New York: UNICEF, 2014), considerate poco produttive per l’economia familiare.
In questi Paesi, il padre ha l’autorità di far sposare la figlia con qualcuno che ritiene adatto, e ciò avviene quando la bimba ha meno di 9 anni. Questa pratica è comune in vari Paesi del Medio Oriente e nelle società dell’Africa sub-Sahariana, dove in cambio della sposa bambina la famiglia del marito riceve bestiame o denaro. (Rwezaura, Bart, 1994)
Gli Early Child Marriage (ECM), come vengono definiti in ambito accademico internazionale, avvengono per rispetto delle tradizioni culturali e religiose, ma anche per far fronte all’endemica carenza di cibo. Sono infatti particolarmente diffusi fra le persone più povere e ignoranti e fra i gruppi etnici che hanno minore potere all’interno della comunità. Il matrimonio in questi casi non rappresenta solo l’unione di due persone, ma anche un’alleanza familiare e di onore. L’onore, dato e ricevuto, dipende in particolare dalla verginità della ragazza, che viene per questo conservata attraverso uno strettissimo controllo familiare e sociale. (Moghadam, V. M. 2004).
In questi Paesi l’adolescenza non esiste. La pubertà e il menarca sono di fatto considerati il punto di svolta fra infanzia e età adulta. Quando la bambina ha raggiunto, o sta per raggiungere, l’età della riproduzione, questo significa che è pronta per il matrimonio e dunque anche per la sessualità e la riproduzione. Gli aspetti psicologici e psico-sessuali non vengono minimamente presi in considerazione.
Le bambine infatti spesso non sono ancora fisicamente ed emotivamente pronte per diventare madri e per affrontare gravidanze multiple, ma anche la stessa vita sessuale, in una relazione così asimmetrica, non può che essere vista, almeno da noi occidentali, come pedofilia. Più la bambina è piccola all’età del matrimonio, maggiore è l’abuso che di lei viene fatto sul piano della forzata sessualità. Peraltro, è difficile anche stabilire a quale età la bambina venga effettivamente data in moglie, in quanto molte nascite femminili non vengono neanche registrate in molte aree rurali di questi Paesi, proprio per potere disporre a piacimento di queste figlie da vendere. (Fonte: Unicef)
Sarebbe tuttavia sbagliato attribuire solo alla religione, alle tradizioni, alle etnie, alla povertà, questi matrimoni precoci. Ricordiamo che essi erano assolutamente normali nell’età antica, nel medioevo ed anche nel Rinascimento (Abgeliki Laiou 1993).
Andrebbe forse aggiunto che, anche nei tempi moderni ed attuali, queste ideologie patriarcali sono ancora diffuse in alcune zone d’Europa ed esse evidenziano la mancata possibilità di scelta che di fatto hanno le donne (e le bambine), se desiderano essere accettate all’interno delle proprie comunità. Queste culture e tradizioni mascherano in realtà una atavica violenza di genere contro le donne, peraltro ben documentata anche nelle società più avanzate. Solo nel secolo scorso molti Paesi hanno sentito l’esigenza di fissare un’età minima per poter contrarre matrimonio e contrastare il fenomeno.
Nei Paesi sottosviluppati tuttavia la gravità di questa situazione continua a crescere in modo esponenziale. Ad esempio, nella società africana una donna che non è sposata o non ha figli vale zero. Nessuno inoltre sposerebbe una ragazza senza mutilazioni genitali, per cui le madri non possono sottrarsi a questa barbara pratica, per evitare la rovina sociale delle loro figlie (LightfootKlein, Hanny, 1989).
Le mutilazioni genitali e i matrimoni precoci sono le due pratiche più pericolose che le donne debbono subire nei Paesi del Terzo Mondo e riguardano milioni di persone. Si tratta di due aspetti particolarmente preoccupanti a livello singolo, ma che, quando sono uniti, fanno scaturire un sentimento di orrore.
I problemi di queste bambine, in queste società, rimangono sconosciuti ai più e queste persone sono spesso vittime invisibili, di cui pochi parlano. Peraltro, i loro problemi vengono spesso considerati inevitabili da chi vive in altre zone del mondo, visti i contesti sociali nei quali queste ragazze si trovano a vivere.
Oltre ai Paesi citati, il fenomeno delle spose bambine è largamente diffuso nei Paesi del Medio Oriente, in America latina, nel sudest asiatico e in Europa. Le ragazze immigrate o nate in Europa vengono infatti spesso riportate nei Paesi d’origine, dove vengono sposate ad un uomo più vecchio, grazie all’opera di mediatori, come avviene in Egitto (Early Marriage in Selected Villages in Giza Governorate’. Ministry of Social Affairs, Egypt, supported by UNICEF Egypt, 1999). Un’altra causa di questi matrimoni precoci è il bisogno di proteggere la ragazza dallo stupro e dalla violenza sessuale (Raj A, Saggurti N, Balaiah D, Silverman JG., 2009), molto diffusa in questi Paesi. La verginità delle ragazze, come si è detto, è il loro più grande valore, per cui è molto più facile sposare una figlia quando è ancora molto piccola, è priva di consapevolezza di sé e di desideri sessuali. Inoltre, c’è una legge della domanda e dell’offerta cui non ci si può sottrarre: superata una certa età la ragazza non viene più considerata desiderabile dal “mercato”, cioè dal potenziale marito e dalla sua famiglia (Marrying Too Young, 2012, UNFPA).
Le bambine sposate con partner più adulti sono obbligate a fare sesso non protetto (Clark 2004; Clark et al. 2006; Santhya et al. 2010) ed è provato che la maggior parte degli uomini, al momento del matrimonio, siano già, molto spesso, ammalati di AIDS (Bracher et al. 2003). Inoltre, le spose bambine subiscono pressioni per restare gravide subito dopo il matrimonio. La sposa bambina sa che non può rifiutarsi di fare sesso, perché impara presto che questo può portarla a subire atti violenti (Kishor & Subaiya 2008) e punizioni corporali. Peraltro, la violenza domestica non è riconosciuta come reato in molti Paesi, come ad esempio quelli dell’Africa sub-sahariana (Horváth et al. 2007). Malattie frequenti delle spose bambine sono il cancro cervicale, da infezione HPV (Zhang et al. 1989; Chaouki et al. 1998; Bayo et al. 2002) e le fistole ostetriche, a causa di un travaglio estremamente difficoltoso e prolungato. Vi è poi la morte di parto. Frequente è anche la morte dei neonati, o dei bambini di pochi anni di età, per mancanza di accudimento appropriato (Nour NM. Health consequences of child marriage in Africa. Emerging infectious diseases. 2006).
C’è poi il problema dell’abbandono scolastico (Field e Ambrus 2008), in quanto la bambina data in moglie non potrà ricevere neanche l’istruzione di base e dunque sarà in tutto e per tutto dipendente dal marito e dalla famiglia di lui, il che la porterà all’isolamento sociale, alla mancata frequentazione dei coetanei, all’ impossibilità di cercarsi un lavoro, a subire violenza domestica. (Unicef, 2016).
Sebbene i problemi psicologici non siano importanti in queste società, è inevitabile che le spose bambine siano depresse, spesso gravemente ammalate o suicide. Nel Nepal, ad esempio, il matrimonio precoce è la prima causa di morte delle ragazze in età riproduttiva (Dahal G (2016) Childhood Marriage: A Challenge to Achieve SDGs in Nepal). Del resto va detto che anche in un Paese molto più evoluto, come gli Stati Uniti, si è osservato che le donne sposate in età giovanile hanno una maggiore tendenza all’uso di sostanze, ai disturbi dell’umore, ai disturbi d’ansia e psicotici (Le Strat et al. 2011).
Un altro effetto sociale della tradizione delle spose bambine è dato dalla diffusione della poligamia: quando la moglie “invecchia” infatti, il marito ne desidera un’altra più giovane e questo accresce il fenomeno della poligamia (Nepal demographic Health Survey, 2011 Ministry of Health and Population, Nepal).
Il matrimonio precoce contribuisce a rendere sempre più povere queste società e questi gruppi sociali: infatti, la sposa bambina è esposta a subire gravidanze precoci (Unicef 2014), quando il suo corpo non è ancora pienamente sviluppato, il che può produrre aborti, morte di parto, morte del neonato, problemi di salute sessuale (Amin et al. 2016; Clark et al. 2006).
Tutto questo non fa che alimentare la povertà, il disagio, le malattie, la violenza contro le donne, l’analfabetismo. Il fenomeno dunque non è solo una insopportabile violazione dei diritti umani, che impedisce alle bambine di poter godere di un buono stato di salute, di accedere all’istruzione, di stabilire legami con i coetanei, di avere un normale sviluppo psicosessuale, di potersi innamorare di una persona di propria scelta e di poterla sposare: è anche un problema sociale, in quanto i Paesi che hanno queste tradizioni non riescono a crescere e a svilupparsi.
La ricerca (ICRW, International center for research on women ) ha dimostrato che possono esservi dei modi per prevenire o contrastare questo fenomeno ed essi sono:
1. Empowering delle bambine o ragazze attraverso l’istruzione: dare loro informazioni, competenze, reti di sostegno, far si che non si sentano isolate:
2. Educare e mobilitare i genitori ed i membri della Comunità;
3. Migliorare l’accessibilità e la qualità dell’istruzione formale per le bambine;
4. Offrire sostegno economico e incentivi per le bambine e le loro famiglie;
5. Creare politiche sociali ed economiche per prevenire il fenomeno. (Malhotra A, Warner A, McGonagle A, Lee-Rife S, Powell C, Cantrell EV, et al. 2011).
Per far cessare il fenomeno delle spose bambine è necessario intervenire sulle comunità locali, coinvolgere i leader religiosi ed i genitori e dare un’istruzione alle ragazze, in modo che possano meglio difendersi, anche attraverso il rendersi indipendenti dalle famiglie. Le associazioni mondiali che si battono per questo fenomeno sono: UNICEF, Girls Not Brides, the Population Council, the International Centre for Research on Women (ICRW).