09 - 10 - 1997

Figlia di Asclèpio (per i romani Esculapio)e nipote di Apollo, Panacèa aveva la straordinaria capacità di guarire tutti i mali, la sua fama era pari a quella del padre, ma la credibilità dei suoi poteri eccezionali non ha resistito al tempo, e il suo nome è andato assumendo significati sempre più deteriori: nel Medio Evo pànace indicava la radice di un erba orientale le cui virtù medicamentose erano millantate dai ciarlatani e oggi panacèa è usato ironicamente riferendosi a terapie che hanno la ingenua pretesa di curare ogni male. Nonostante ciò Panacèa continua ad albergare nei segreti e inconfessati vagheggiamenti di ciascuno di noi quando ci troviamo impegnati a fronteggiare situazioni non facili che richiedono rimedi gravosi e non necessariamente risolutivi. A volte la necessità di indicare una cura efficace induce all’abbandono di ogni pudore, Panacèa trionfa, si manifesta, vengono proposte soluzioni straordinarie, le ansie si acquietano, i problemi appaiono risolti.

Di recente Panacèa ha avuto modo di mostrarsi nuovamente; le notizie in verità sono diverse: secondo stampa e TV l’educazione sessuale è finalmente diventata oggetto di disposizioni legislative, altri sostengono che solo uno dei rami del Parlamento ha approvato la legge, altri ancora che si tratta di un decreto governativo e, infine, c’è chi sostiene trattarsi di un diktat del Ministro della Pubblica Istruzione…Tuttavia se esiste un incertezza sulla forma del provvedimento non ci son dubbi sulla sua sostanza: l’educazione sessuale è obbligatoria.

Siamo sorpresi, un poco preoccupati e ci chiediamo come è possibile che una legge che, dai tempi dei decreti Credaro (1912) alla proposta del Senatore DC Samek Lodovici (1967) fino al progetto redatto dal Comitato ristretto della VII Commissione interparlamentare Istruzione e Cultura nei primi anni 90, ha avuto il destino di rimanere chiusa in qualche cassetto romano, sia stata così rapidamente condivisa e approvata. Non si tratta di occulte e imperscrutabili manovre politiche, né di una preoccupata reazione al diffondersi di esperienze educative abbandonate a se stesse e facili occasioni di incompetenza, ma della necessità di combattere le conseguenze drammatiche della pedofilia.

Termine con il quale, forzandone l’etimo, si vanno indicando tutte quelle forme di abuso sessuale dell’infanzia che negli ultimi anni hanno assunto caratteristiche di particolare gravità criminosa. Il crimine non ha mai cessato di essere presente, ma solo negli ultimi tempi è emerso alle coscienze e, in particolare, il coinvolgimento dell’opinione pubblica sembra essere oggi favorito dalla drammaticità delle sue espressioni che lo rende assai più efferato.

L’abuso giunge infatti fino alla soppressione della vita stessa dichiarando tutto il suo significato di arbitrarietà e di prevaricazione, di malvagio esercizio di potere ai danni del più debole. L’abuso sessuale dell’infanzia e non solo, si esprime attraverso il sesso, ma trova la forza necessaria nella pratica del potere, nel suo uso illecito.

Le cause sono radicate nel nostro sistema socio-culturale che attribuisce maggiori significati al potere che all’essere e i rimedi non sembrano così facili e immediati. Ma c’è chi ha pensato di poter risolvere le cose con l’educazione sessuale e chissà che cosa si vuole intendere: forse che i bambini e bambine saranno più protetti se imparano quali sono le vie che segue il semino di lui per raggiungere l’ovetto di lei, oppure che saranno messi nelle condizioni di rifiutare le caramelle dagli estranei (ma chi abusa è lo zio, il nonno, i genitori, l’amico), o che, se ben educati, da grandi non abuseranno dei più piccoli. Ma forse sbagliamo tutto; non essendo riusciti ad avere il testo della legge non sappiamo e magari l’educazione sessuale, finalmente imposta, non riguarda i bambini, ma i grandi, si, insomma, i pedofili.

Nel primo numero di questo notiziario (1991) esordimmo con uno scritto destinato al Ministro della Pubblica Istruzione di allora affinché non dimenticasse quel progetto di legge del Comitato ristretto della VII commissione parlamentare che ci sembrava allora come oggi di pregio e di interesse. Si trattava di una di quelle lettere che si chiamano aperte poiché essendo certi che il destinatario non le legge ci si augura che altri possano prenderne visione. Sono passati alcuni anni e alcuni Ministri. Non è avvenuto nulla fino a che alcuni criminali hanno violentato e ucciso dei bambini… ma siamo sicuri che la notizia sia esatta? E’ proprio vero che per combattere quei crimini si è pensato di rendere obbligatoria l’educazione sessuale? Non è possibile, la notizia deve essere falsa.

Settembre/Ottobre 1997 –Anno V- n° 3

In “Frammenti di Sesso” CIC, 2005