14 - 01 - 2025

Susanna Gorini

Laurea magistrale in psicologia di comunità

Parafilia e disturbo pedofilico

Il termine parafilia indica un intenso e persistente interesse sessuale, diverso dall’interesse sessuale per la stimolazione genitale o i preliminari sessuali con partner umani fenotipicamente normali, fisicamente maturi e consenzienti (DSM-5-TR, 2023). Nelle parafilie l’eccitazione sessuale viene innescata frequentemente da oggetti e attività sessuali inusuali. Il concetto di intensità e persistenza è difficile da valutare, per cui la parafilia può essere definita come un interesse sessuale maggiore rispetto a un interesse normofilico. Esistono molte parafilie e un singolo individuo può averne più di un tipo. Di per sé una parafilia non determina il disturbo parafilico.

Una parafilia può evolvere in disturbo parafilico quando soddisfa quattro criteri fondamentali: compromissione sociale, esclusività, compulsività e potenziali sofferenze a sè o agli altri. La ricorrenza di questa condizione è di almeno 6 mesi, manifestandosi come forma esclusiva e prevalente per il soggetto. Le aree di funzionamento della persona vengono ampiamente intaccate in modo negativo dagli impulsi e fantasie associate a questo comportamento (DSM-5-TR, 2023).

All’interno della categoria dei disturbi parafilici è presente il disturbo pedofilico. Gli individui con questo disturbo presentano un forte interesse o preferenza sessuale che ha come target specifico i bambini (DSM-5-TR, 2023). L’elemento discriminante che permette di effettuare la diagnosi di disturbo pedofilico, differenziandolo dalla parafilia, è il passaggio all’atto o la presenza di un grave disagio. Nel disturbo pedofilico sono presenti in modo intenso e ricorrente per un periodo di almeno sei mesi, fantasie sessualmente eccitanti e desideri o comportamenti sessuali che riguardano attività sessuale con un bambino generalmente sotto i 13 anni di età. L’individuo coinvolto in questi agiti deve avere almeno 16 anni ed essere almeno cinque anni in più grande del bambino o dei bambini coinvolti nell’atto sessuale (DSM-5-TR, 2023).

Quindi se il soggetto presenta preferenze per fantasie, desideri o impulsi pedofilici senza mai averli agiti, non è possibile effettuare diagnosi di disturbo pedofilico ma occorre prestare attenzione a tutti coloro che negano l’attrazione per i bambini e che giustificano eventuali approcci a prepuberi come privi di connotazione sessuale.

La maggior parte dei pedofili è eterosessuale di sesso maschile, nonostante la prevalenza sia sconosciuta, si stima intorno al 3% della popolazione maschile adulta mentre nelle donne si presenta in misura inferiore (Seto et al., 2014). Nonostante l’attrazione possa essere rivolta ai bambini di entrambi i generi, i pedofili tendono a preferire quelli di sesso opposto al proprio (Freund e Watson, 1992). I pedofili possono presentare una forma esclusiva di attrazione nei confronti dei bambini o non esclusiva, la quale comprende attrazione anche nei confronti degli adulti.

L’utilizzo di materiale pedopornografico è un indicatore importante del disturbo in quanto rivelatore dell’interesse sessuale. Nonostante l’uso di questo materiale sia da ritenersi necessariamente illegale, non risulta un criterio sufficiente per effettuare la diagnosi di disturbo pedofilico.

Ma quali sono le motivazioni alla base dell’interesse sessuale pedofilico?

Secondo la maggior parte degli studi, ciò che motiva il pedofilo ad entrare in contatto con il bambino sembrerebbe essere un profondo sentimento di inadeguatezza nei confronti di un partner sessuale adulto (Bruzzone, 2006). Il confronto tra pari viene percepito come ansiogeno e giudicante, quindi inaccettabile, invece il direzionamento della pulsione verso il bambino gli consente il libero sfogo delle pulsioni sessuali senza il rischio di essere respinti. 

Le strategie di approccio più utilizzate dai pedofili vanno dai regali e complimenti, per familiarizzare con la vittima, fino all’abuso vero e proprio, momento in cui il bambino/adolescente risulta totalmente invischiato nella manipolazione psicologica messa in atto dal carnefice.

I comportamenti che gli offenders mettono in atto con maggior frequenza riguardano il toccare e mostrare i genitali mentre il rapporto con introduzione risulta meno presente (Bruzzone, 2006).

A livello cognitivo, ci sono delle strategie di disimpegno morale che il pedofilo può mettere in atto per neutralizzare la vergogna e il senso di colpa in merito ai suoi comportamenti (Bandura, 1986). Bandura (1986) ha individuato diversi meccanismi psicologici per disattivare il controllo morale e favorire comportamenti di matrice antisociale:

  • attribuzione di caratteristiche di maturità sessuale al bambino;
  • negazione delle conseguenze delle proprie azioni;
  • attribuzione della colpa alla vittima;
  • diffusione di responsabilità;
  • etichettamento eufemistico, ovvero usare parole diverse per mitigarne il significato.

La presenza di queste strategie di disimpegno è un’importante fattore di valutazione psicologica in termini di pericolosità sociale e successivo passaggio all’atto.

Bibliografia

Bandura A. (1986): Social foundations of thought and action: A social cognitive theory. Prentice-Hall, Englewood Cliffs, NJ.

Bruzzone R., “Criminal Profiling dei child sex offenders” in a cura di Strano M., Abusi sui minori: manuale investigativo, Nuovo Studio Tecna, Roma 2006.

Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fifth Edition,Text Revision (DSM-5-TR, 2023). American Psychiatric Association Publishing, Washington, DC.

Freund K, Watson RJ: The proportions of heterosexual and homosexual pedophiles among sex offenders against children: An exploratory study. J Sex Marital Ther 18(1):34-43, 1992.

Seto MC, Kingston DA, Bourget D: Assessment of the paraphilias. Psychiatr Clin North Am 37(2):149-161 2014.